Nei giorni scorsi i telegiornali hanno comunicato una notizia che avrebbe dovuto farci rattristare, se non arrabbiare. Hanno detto che, finalmente, la crisi è finita, la tanto attesa ripresa è arrivata. Sì, è arrivata in tutta Europa, perfino in Portogallo e Grecia, ma non in Italia. I dati economici hanno fatto registrare la ripresa in tutti i Paesi dell'Unione Europea, tranne che in Italia.
Voi magari avrete sentito questa notizia mentre mangiavate un piatto di pastasciutta a tavola e, tra una forchettata e l'altra, avrete detto: “Ma che sfortunati che siamo!”. In realtà, non siamo sfortunati: questa notizia altro non è che la conseguenza di ciò che quasi tutti gli analisti dicono (e noi abbiamo riferito più volte) ormai da anni: l'Italia non ha fatto quasi nulla per sanare quei difetti che l'avevano fatta cadere in crisi. Non ha ridotto la spesa pubblica, non ha razionalizzato il lavoro dei dipendenti dello Stato (le 15mila guardie forestali della Calabria sono ancora là, i cento dipendenti dei comuni siciliani con 2mila abitanti sono ancora lì, non sono stati trasferiti laddove c'è davvero bisogno…), non ha creato incentivi per le aziende che vogliono investire nel lavoro italiano, non ha avuto idee nuove per sviluppare il turismo… Insomma, tutte le cose importanti non le abbiamo fatte. Mentre gli altri si curavano dalla malattia con le medicine, noi abbiamo aspettato che la malattia passasse. Così gli altri sono guariti e noi siamo ancora ammalati. Così, quando e se guariremo, saremo i primi a rischiare una ricaduta.
Piero Uboldi