Limbiate è una “zona ad elevata densità criminale”. Con questa motivazione il Tribunale amministrativo regionale ha concesso ad un imprenditore il rinnovo del porto d'armi, precedentemente negato dalla Questura. E' certamente destinata a far discutere la sentenza del Tar, a cui un imprenditore limbiatese si è rivolto dopo che dalla Questura avevano deciso di non rinnovargli il porto d’armi che dal 1997 gli permetteva di girare armato. Secondo la Questura non era “confermata la pericolosità del territorio di residenza”, ragione sufficiente per non rinnovargli il permesso e impedirgli di girare armato. L’imprenditore edile si è però rivolto al Tribunale amministrativo a cui ha presentato diversi documenti in cui ripercorreva il tentativo di estorsione del quale era stato vittima nel 1996, per mano di un’organizzazione criminale infiltrata, e si dichiarava ad oggi ancora non sicuro viste le varie indagini che avevano interessato la città. La sua memoria difensiva è stata ascoltata dal Tar che nella sentenza, riportata anche a livello nazionale dal Fatto quotidiano, in cui si legge: “Il ricorso è fondato visto che le condizioni ambientali non sarebbero mutate rispetto al passato”, come attestato “anche dai recenti interventi della magistratura penale”. Una notizia non certo nuova per i limbiatesi che ben conoscono il proprio tessuto urbano e neanche per noi che da queste pagine più volte abbiamo parlato del coinvolgimento di Limbiate nell’operazione Crimine o Infinito che solo qualche anno fa la Procura di Milano ha reso pubbliche e in cui a vario titolo alcuni limbiatesi erano coinvolti. All’imprenditore edile è stato così concesso nuovamente il permesso di girare armato per la sua incolumità. Una sentenza che potrebbe aprire la strada a tante altre autorizzazioni.
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