Alcuni giorni fa è stato presentato in Canada l’ultimo film di Oliver Stone, dal titolo “Snowden” (uscirà in Italia l’1 dicembre), in cui si racconta la vera storia di Edward Snowden, l’informatico americano che ha rivelato al mondo le intercettazioni telefoniche (e non solo) illegali attuate dagli americani negli anni scorsi.
L’aspetto sconvolgente di questa triste vicenda è che tali intercettazioni non riguardavano solo governanti, grandi industriali e personalità di spicco del mondo occidentale (Italia inclusa): gli americani intercettavano di tutto, anche la chiacchierata al telefono della sciura Maria con la sua vicina di casa, e archiviavano tutto, nella convinzione che tutto potesse un domani essere utile.
Allora mi viene da pensare: chi di noi, parlando al telefono, non si fa scappare ogni tanto, magari scherzando, qualche frase eccessiva? “Quelli lì bisognerebbe bruciarli tutti!”, “Quel tizio là è proprio un gran figlio…”, “Le tasse non le pago perché i politici sono tutti ladri!”, e via dicendo.
Tutte frasi che qualcuno potrebbe aver archiviato e, se un domani uno di noi persone normali dovesse diventare “importante” o famoso, ecco che quelle intercettazioni potrebbero saltare fuori, potrebbero ricattarci e piegarci alla loro volontà. Insomma, il “Grande fratello” di Orwell non è fantasia, oggi è una realtà: può sembrare incredibile, ma quando si dice che siamo tutti spiati, pare proprio che sia vero. Ma, mi chiedo: questo spionaggio l’hanno fatto solo gli americani, o c’è qualche altra grande o piccola potenza che lo fa ancora e non ha un Edward Snowden a svelarlo?
Piero Uboldi