Martedì sera nella nostra zona è tornata la notte dei falò, un’antica tradizione contadina per cui, nel giorno di Sant’Antonio, si accendono grandi fuochi. In antichità quei fuochi servivano ai contadini per bruciare i rimasugli dopo aver pulito i campi in vista della nuova semina, oggi sono invece occasione per tener unita la nostra gente e ricordare che abbiamo radici contadine.
A Saronno settimana scorsa c’è stata polemica di gruppi ambientalisti contro i falò, perché inquinano. Una polemica che mi ha tanto ricordato la dichiarazione di un (ex) assessore di Garbagnate quando disse che la sfilata di Carnevale non si faceva perché i trattori inquinano. E’ vero, hanno ragione entrambi.
La mia impressione, però, è che a volte si veda il dito per non guardare la luna: il vero nemico non è il falò che, per una notte all’anno, inquina, il vero nemico è l’appiattimento culturale!
Il falò è anzi un amico degli ambientalisti, perché fa uscire di casa la gente, le ricorda che ha radici contadine, la sveglia, la fa socializzare anziché dormire davanti a Facebook o alla Tv. E la gente sveglia, la gente che socializza, è quella che apre gli occhi e vede che errori ci propina la globalizzazione, che uccide l’ambiente e le tradizioni. Anche Greenpeace, d’altra parte, quando combatte gli assassini di balene, non usa barche a remi, usa gommoni a motore! E allora viva i falò, viva le tradizioni e viva l’ambientalismo.
Piero Uboldi