L’ondata di maltempo della scorsa settimana ha causato danni incalcolabili al nostro Paese e ha visto pagare un pesante tributo di vite umane.
I cambiamenti climatici da qualche anno in qua stanno davvero cambiando la nostra stessa vita, come si può facilmente notare anche solo mettendo il naso fuori casa: siamo in autunno, periodo delle nebbie, ma dove sono finiti i nebbioni che un tempo attanagliavano la nostra zona, soprattutto quella più vicina a Milano?
Siamo al 9 novembre, l’autunno fra un mese finisce, eppure di nebbia non se ne è vista ancora l’ombra. Per non parlare dei grossi nebbioni che non facevano vedere a un palmo dal naso: i giovani ormai non sanno neppure che cosa siano.
Potremmo dire che è meglio così, che il clima è migliore, che non ci sono più le nevicate drammatiche di un tempo che bloccavano le città, che si accendono più tardi i riscaldamenti così si risparmia sulle bollette.
E’ vero, ma di questo passo dove andremo a finire?
Qualche settimana fa, per esempio, scrivevamo di una nuova cimice comparsa nelle nostre zone: all’inizio si temeva fosse la specie “killer” sudamericana, per fortuna è poi emerso che è una cimice nordamericana, non pericolosa per l’uomo.
Ma che cosa ci fa qui, dove non si era mai vista? Come cambierà l’ecosistema nei prossimi anni? Come reagiremo quando i cambiamenti climatici porteranno nella nostra zona insetti devastanti per le piante che formano le nostre foreste?
Bisogna pensarci per tempo, ma l’impressione è che non ci sia modo di frenare questo fenomeno, perché non c’è modo di frenare la natura umana che corre verso un progresso troppo egoistico.
Piero Uboldi
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