Le esecuzioni delle misure cautelari (8 in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 3 divieti di dimora) sono state disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia .
I destinatari sono a vario titolo accusati di far parte di un sodalizio tra imprenditori, amministratori, gestori di società operanti nel settore dello stoccaggio e smaltimento rifiuti e intermediari e responsabili dei trasporti che gestiva abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti speciali.
I capi di imputazione per i destinatari dei provvedimenti restrittivi, nonché per altri due soggetti (non colpiti da misura cautelare) sono: attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, attività di gestione di rifiuti non autorizzata, intestazione fittizia di beni e calunnia.
L’attività di indagine ha preso le mosse a seguito dell’incendio divampato il 14 ottobre 2018 a Milano all’interno dell’area situata in via Chiasserini 21, ove ha sede lo stabilimento di proprietà di I.P.B. S.r.l. (azienda che si occupa di gestione/stoccaggio rifiuti), al momento dei fatti gestito da I.P.B. Italia S.r.l. ed ha portato all’individuazione di una vasta rete di soggetti, tra loro collegati ed operativi in tutta Italia che, con diversi ruoli e mansioni, hanno gestito abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti speciali, costituiti prevalentemente da rifiuti indifferenziati urbani, per non meno di 37.000 metri cubi.
I rifiuti, mediante ditte di trasporto, autisti e varia manovalanza collusa, non venivano regolarmente smaltiti presso i siti autorizzati, bensì accumulati ed abbandonati all’interno di vasti capannoni (affittati da società terze, intestate a prestanome), con ovvio risparmio sui costi di smaltimento.
L’attività investigativa ha consentito di individuare, oltre al sito di via Chiasserini n. 21, anche altri siti/capannoni appositamente locati dagli indagati, anche per mezzo di interposte persone con funzioni di cosiddette “teste di legno”, in località Fossalta di Piave (VE), in Meleti (LO) e Verona San Massimo (VR).
I rifiuti oggetto del traffico sono per lo più rifiuti speciali che non presentano frazioni valorizzabili, destinabili pertanto solo ed esclusivamente ad un impianto di smaltimento finale quali la discarica autorizzata oppure il termovalorizzatore.
Il loro abbandono in discariche non autorizzate (costituite da capannoni inutilizzati localizzati nel nord Italia) consente di conseguire profitti senza sostenere i costi dello smaltimento illegale.
Per quanto concerne l’area geografica di produzione dei rifiuti sono stati rinvenuti indizi che consentono di ritenere che buona parte degli stessi provenga dal sud Italia (Salerno e Napoli)
Numerose le società coinvolte con titolari residenti in diverse province italiane.
Nell’operazione sono stati sequestrati poco più di 1 milione di euro, quote delle società coinvolte e sequestro preventivo, ai fini di confisca, di 13 mezzi pesanti, tra cui autocarri, rimorchi e muletti.