


Ambientato fra Siria e Svezia, è un appassionante racconto di grande attualità. I servizi segreti svedesi cercano di sventare l’attacco terroristico nei piani di un infiltrato talebano in una scuola. Nel frattempo, a Raqqa, una ragazza pentita di avere seguito il marito in Siria medita la fuga e il ritorno a Stoccolma. Ma il prezzo è altissimo: una agente dell’intelligence l’aiuterà solo in cambio di informazioni sull’attentato. Così Pervin, in costante contatto telefonico con la poliziotta Fatima, s’improvvisa spia al costo di rischiare la vita. C’è poi la vicenda di due sorelle figlie di immigrati, che per sfuggire alla noia abbracciano la fede islamica al punto da accettare di lasciare i genitori per trasferirsi in Siria, nella Raqqa dell’Isis. Inconsapevoli che lì saranno date in spose a sconosciuti ai quali dovranno sottomettersi tutta la vita.
Pur realizzata con pochi mezzi e un basso budget, creata da William Behrman e Niklas Rockström, CALIFFATO è una serie avvincente, di quelle che non si dimenticano. Il merito è soprattutto delle interpretazioni attoriali (in primis Gizem Erdogan, nel ruolo di Pervin, e Aliette Opheim, nel ruolo dell’agente Fatima): rendono ogni scena di forte impatto emotivo e di grande realismo, mostrando le conseguenze dell’integralismo islamico dal punto di vista delle donne. Donne sottomesse ma più forti degli uomini, il cui istinto di sopravvivenza può portarle a compiere qualunque cosa pur di salvarsi. Interessante è anche il punto di vista delle ragazze occidentali che, prive di valori o annoiate dalla vita, sono facili prede per chi vuole manipolarle col lavaggio del cervello, spingendole a fuggire dalla famiglia.
Il regista Goran Kapetanović e gli sceneggiatori hanno fatto un ottimo lavoro, con un montaggio che fa salire l’adrenalina di episodio in episodio, ricordando a tratti l’immenso HOMELAND anche se sono due serie molto diverse.
CALIFFATO è un imperdibile thriller-drama che ci regala spunti di riflessione non solo sul mondo islamico radicale, quello dell’Isis, ma anche sulle ragioni per cui può suscitare fascino nelle nuove generazioni.
Foto: Cinematographe.it