Nelle scorse settimane si è sentito molto parlare di “mortalità in eccesso” ovvero della differenza nella mortalità nel 2020 rispetto alla mortalità negli stessi giorni e mesi degli anni precedenti, soprattutto nelle aree più colpite.
Si sono rincorse notizie contrastanti: qualcuno sosteneva che la mortalità rispetto agli anni precedenti si fosse ridotta, qualcun altro sosteneva che esistessero dei picchi di mortalità molto più alti rispetto a quelli già attribuiti a COVID. Dove sta la verità? Uno studio pubblicato recentemente (Simone Ghislandi, Raya Muttarak, Markus Sauerberg, Benedetta Scotti, “News from the front: Estimation of excess mortality and life expectancy in the major epicenters of the COVID-19 pandemic in Italy”, in medRxiv, DOI: 10.1101/2020.04.29.20084335) ha mostrato che nella prima parte del 2020 (fino al 15 aprile) COVID-19 ha ridotto di circa 5 anni l’aspettativa di vita dei maschi residenti nelle province italiane più colpite e di circa 4 anni quella delle donne.
Il calo di aspettativa di vita a livello locale è certamente la misura più significativa del costo umano dell’epidemia. Usando i dati dell’ISTAT, che a seguito dell’epidemia ha raccolto in tempo reale i dati di mortalità a livello comunale, gli autori di questo rigoroso lavoro di ricerca hanno calcolato la mortalità in eccesso nei primi tre mesi e mezzo del 2020 rispetto alla media dello stesso periodo negli ultimi cinque anni.
Hanno quindi calcolato una misura della mortalità diretta (comprensiva anche dei decessi da COVID non rilevati ufficialmente) e indiretta (comprensiva, ad esempio, dei decessi da mancato trattamento di altre patologie) nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi e nella regione Lombardia.
Mortalità aumentata del 300% nei comuni più colpiti
Le loro stime mostrano come anche nelle aree più colpite, fino all’1 marzo non si registra eccesso di mortalità, ma nei comuni più sfortunati, quando si consideri l’intero periodo 1 gennaio-15 aprile, l’eccesso raggiunge anche il 300%.
Come ormai sappiamo, gli ultrasettantenni hanno mostrato un eccesso di mortalità 66 volte superiore a quella degli under 60. Bergamo è la provincia con il più sensibile calo di aspettativa di vita sia per i maschi (8 anni), sia per le femmine (5,8 anni).
A Bergamo 3 anni in meno di aspettativa di vita
Il risultato più sconcertante dell’articolo arriva verso la fine: gli autori hanno stimato il calo dell’aspettativa di vita su base annua, nell’ipotesi che la mortalità, per i mesi successivi, torni ai livelli medi degli ultimi cinque anni. Ne risulta un calo complessivo sempre molto marcato, con Bergamo che perde 3,5 anni di aspettativa di vita per i maschi e 2,5 anni per le femmine. Questi risultati ci suggeriscono di avere un eccesso di prudenza per garantire la salute nostra e dei nostri cari.
Valentina Rotondi, ricercatrice Oxford University