Due persone sono state arrestate (uno in carcere uno ai domiciliari) con l’accusa di truffa aggravata e frode per gli illeciti commessi nel controllo degli impianti di riscaldamento delle scuole superiori della provincia di Varese.
Ci sono anche 5 istituti scolastici superiori di Saronno tra quelli i cui impianti di riscaldamento sono finiti nell’inchiesta della Guardia di Finanza. Dal liceo Grassi al liceo Legnani, dall’istituto Zappa all’istituto Parma, passando per il Riva: tutti accomunati dalla gestione dell’impianto di riscaldamento affidato dalla Provincia di Varese, proprietaria degli immobili, alle stesse società di gestione del calore.
Gli arresti sono stati effettuati a Trieste, dove entrambe le persone risiedono. Le misure sono state eseguite a Trieste dove entrambi i destinatari risiedono. Sono 5 le società coinvolte; si tratta di multiservizi che operano su tutto il territorio nazionale. L’intervento della Guardia di Finanza su indicazione della procura di Varese ha prodotto anche il sequestro di 850 mila euro. Sono 30 in tutto le scuole in provincia dove sono stati eseguiti accertamenti sugli interventi fatti.
I provvedimenti, emessi dal Tribunale di Varese, giungono al termine delle indagini condotte e coordinate dalla locale Procura che hanno fatto luce sulle condotte perpetrate ai danni della Provincia da 2 professionisti esterni incaricati rispettivamente di vigilare sulla corretta esecuzione dei lavori e del collaudo del contratto di appalto – del valore di oltre 29 milioni di euro- relativo alla gestione clima e riqualificazione tecnologica degli edifici della Provincia.
Dalle investigazioni sarebbe emerso che, almeno a partire dall’anno 2016, uno dei professionisti, quale direttore esecutivo del contratto, avrebbe falsamente attestato la regolarità esecutiva dei lavori, nonostante non fossero stati realizzati completamente. Tali gravi inadempimenti sono stati quantificati in 2,5 milioni di euro dalle nuove imprese subentranti nell’appalto.
In tale fase si è inserita la condotta del secondo professionista che, all’atto del collaudo finale avrebbe quantificato in 850 mila euro il valore delle opere non realizzate. Le indagini hanno fatto emergere gli accordi illeciti intercorsi tra i due professionisti finalizzati ad alleggerire la posizione delle imprese inadempienti (per le quali, uno di essi, da libero professionista, aveva prestato collaborazione).
Tali forzature avrebbero portato alla redazione di un rapporto finale ed al rilascio del certificato di collaudo in cui sarebbero stati ulteriormente ridotti i valori delle inadempienze, arrivando a quantificarli in circa 250 mila euro.
Le condotte rilevate nel corso delle indagini avrebbero riverberato gravi effetti sulle attività didattiche dello scorso anno scolastico in numerosi istituti della provincia che sono state caratterizzate dal non corretto funzionamento degli impianti di riscaldamento durante il periodo invernale.
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