A questo punto la situazione ha rischiato di sfuggire di mano: “Si alza e mi viene addosso. Si mette a urlare e mi spinge a braccia spalancate e avvicinandosi sempre di più col petto in aria di sfida contro la parete del treno”, racconta Crudo. “Tengo d’occhio le sue mani per paura possa tirar fuori un’arma di qualsiasi genere, perché, vista la reazione, ha tutta l’aria di uno che può possederne. Cerco di divincolarmi, lui mi sta sempre più attaccato, mi copro il viso con le mani, anche per evitare che mi respiri addosso, e lui urla”.
Il capotreno riesce a divincolarsi e a chiamare il numero di emergenza. Scappa di qualche carrozza più avanti: “Non mi segue, probabilmente perché ha con sé una bicicletta dalla quale non vuole separarsi. Richiedo immediatamente l’intervento della Polfer ma si aprono le porte perché siamo arrivati alla stazione successiva”. Arriva la Polizia che raccoglie le informazioni e si mette alla ricerca del viaggiatore, dopo qualche minuto il capotreno viene contattato: l’hanno trovato e denunciato.
“In sedici anni di onorato servizio sui treni non ho mai avuto un’esperienza più frustrante e spaventosa (neanche dopo aver elevato multe da centinaia di euro)”, commenta il capotreno. “Doveva arrivare una pandemia a portare con sé questa follia generalizzata. Una follia che mi costringe tutti i giorni a fare le vasche su e giù per i corridoi del treno per ricordare a decine e decine di persone di indossare correttamente la mascherina.
E siamo in Lombardia, a Milano”.