Sara Busi, meglio nota come @talkingtomybody, è una content creator aresina. Affetta da DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), racconta il suo percorso di rinascita e lo fa attraverso i social.
Il suo profilo Instagram da 39 mila follower è ormai un inno alla vita e all’accettazione del proprio corpo.
Perché esporsi sui social? Come gestire le critiche e gli attacchi? Il Notiziario ne ha parlato direttamente con lei.
Sara, raccontaci un po’ di te: qual è la tua storia?
“Sono nata a Bari, ma ho trascorso buona parte della mia adolescenza ad Arese. Ho faticato a integrarmi nella comunità locale, mi sono sempre sentita un pesce fuor d’acqua. L’ombra dei disturbi alimentari mi ha accompagnata fin da piccola. Soffrivo di disturbo da alimentazione incontrollata, detto in parole povere: binge eating (abbuffarsi di cibo. Ndr).
In quegli anni si parlava solo di anoressia e bulimia, il binge eating non aveva una collocazione. Il tema è diventato caldo nel 2020 con l’avvento della pandemia e il conseguente lockdown”.
Ad un certo punto hai scelto di effettuare un bypass gastrico. Qual è stato il ‘punto di rottura’ che ti ha portato a prendere questa decisione?
“Non è stata una scelta presa da un giorno all’altro. Ho vissuto a Londra per un paio di anni e lì sono arrivata a pesare 133 chili. In quel periodo la mia dismorfofobia ha raggiunto picchi molto alti. La mia reale fisicità e la percezione che avevo di essa non combaciavano. Solo le foto e gli specchi mostravano una verità che non ero pronta ad accettare. Tornata in Italia, dove gli standard fisici sono differenti, ho preso coscienza dei chili presi. Ho scelto di iniziare un percorso terapeutico ed è emersa la causa del mio disagio: mi sentivo infelice, prigioniera in un corpo che non mi apparteneva”.
Consiglieresti l’intervento di bypass gastrico?
“È un’operazione troppo soggettiva per poterla consigliare a cuor leggero. Il bypass gastrico non è un interruttore magico, non risolve tutti i problemi. Bisogna essere pronti psicologicamente, una volta operati ci sono regole da seguire per tutta la vita. Ho fatto questo intervento due anni fa e tutt’ora sono in continua lotta con me stessa e con il mio corpo”.
Il tuo percorso è stato documentato sui social…
“Ai tempi Freeda Media cercava storie interessanti da trattare sui social e ho scelto di partecipare ai casting. Così è nato il documentario intitolato ‘Over’. In parallelo la mia pagina Instagram si è trasformata in un vero e proprio diario in cui raccontarmi. Questo è @talkingtomybody, uno spazio in cui parlare al mio corpo”.
Quale rapporto si è creato con i tuoi followers?
“Si è creato un legame splendido. Il mio profilo è diventato un luogo di ritrovo in cui condividere esperienze e stati d’animo. Non conosco direttamente i miei followers, ma il nostro vissuto simile ci unisce”.
Esporsi sui social mostrando le proprie fragilità è una lama a doppio taglio, il rischio di ricevere attacchi è sempre dietro l’angolo. Come li affronti?
“Un tempo mi ferivano parecchio, ma adesso osservo questi commenti da un’altra prospettiva. Le persone che si sfogano online sono coloro che nella vita offline non hanno la possibilità di dire la loro e sfruttano i social per vomitare la propria frustrazione”.
Un’ultima domanda. Riflettendo sulla strada che hai fatto, cosa diresti alla Sara del passato?
“Di tenere duro perché non andrà sempre tutto bene, ma siamo forti”.
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