I reati ipotizzati sono, oltre alla frode in commercio, la contraffazione e l’uso abusivo di sigilli, la ricettazione, il maltrattamento animali (alcuni esemplari presentavano lesioni traumatiche agli arti dovute alla manipolazione finalizzata all’inanellamento). E’ l’effetto della campagna “L’Anello mancante”, coordinata dal Reparto Operativo – Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati a danno degli animali (Soarda) del Raggruppamento Carabinieri Cites e condotta congiuntamente ai Nuclei Carabinieri Cites di tutta Italia.
Posti sotto sequestro 500 uccelli, 104 denunce
Sono stati effettuati oltre 500 controlli e deferite all’Autorità giudiziaria 104 persone, rinvenuti e posti sotto sequestro circa 2.500 uccelli vivi, elevate 44 sanzioni amministrative per un importo di circa 32mila euro. Il Nucleo Carabinieri CITES di Somma Lombardo ha anche proceduto al controllo di cinque allevatori, per un totale di 61 esemplari. L’obiettivo era accertare la legale detenzione legale di ciascun esemplare di uccello allevato, che per legge dev’essere provvisto di un anello inamovibile in metallo, che non abbia subito alcun tipo di manomissioni, infilato agevolmente con una manovra indolore al tarso dell’animale. L’anello ha infatti valenza di “Sigillo di Stato” e pertanto la sua contraffazione o l’uso abusivo di tali sigilli configura dei reati. I controlli finalizzati all’accertamento della regolarità dell’anello si sono svolti congiuntamente a ornitologi accreditati inanellatori dall’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e veterinari resi disponibili anche dalle associazioni ambientaliste Lipu, Legambiente, Cabs etc.
Venduti per la caccia o a scopo amatoriale
I controlli hanno interessato prevalentemente allevatori di avifauna anche particolarmente protetta, che alimentano il mercato degli uccelli da richiamo e quello ludico-ricreativo, anche riguardo a esemplari provenienti da altri paesi europei. “Il numero di uccelli rinvenuti – spiegano i carabinieri forestali – evidenzia un business illecito di particolare rilievo, considerato che il valore di mercato di un esemplare ‘da richiamo’ può raggiungere anche 500 euro”. Durante i controlli, emerge infatti una pratica che, tramite la cattura illegale di uccelli in natura e l’illecita apposizione agli stessi di anelli identificativi contraffatti o inidonei, prevede la successiva commercializzazione, come esemplari da richiamo per l’attività venatoria o a scopo amatoriale a ignari acquirenti convinti di acquistare legittimamente uccelli di allevamento.
Quando si prefigura il reato di maltrattamento
Sempre più diffuso è il mercato illegale sia di avifauna da richiamo vivo che di esemplari di uccelli appartenenti a specie protette, ad esempio i fringillidi come cardellini, lucherini, frosoni e verdoni, che rimangono sistematicamente vittime di metodi di cattura illegali quali reti, trappole, richiami acustici e colle, riuscendo a generare giri d’affari nell’ordine di centinaia di migliaia d’euro l’anno. Nel tentativo di “ripulire” gli animali destinati alla vendita, soggetti senza scrupoli appongono al tarso degli uccelli anelli necessariamente contraffatti per poter riuscire a infilarli in quanto gli esemplari catturati hanno già superato i primi 10 giorni di vita, periodo in cui è consentita l’apposizione dell’anello.
puoi iscriverti gratuitamente al nostro Canale Telegram,
oppure per i nuovi video pubblicati puoi iscriverti al nostro Canale Youtube