Il premier Draghi non mi dà l’idea di essere uno che parla a vanvera. Pondera le parole e non pronuncia mai frasi a caso. E’ così che mi ha fatto molto pensare il nostro capo del Governo quando, settimana scorsa, ha detto che, se la crisi in atto peggiorerà, non si può escludere di arrivare a razionamenti.
Col suo sorrisino un po’ beffardo, Draghi non ha aggiunto altro, non ha spiegato in che cosa noi italiani potremmo essere razionati. Nella benzina? Nel gas per riscaldare casa? Nella corrente elettrica? Nella farina e nell’olio di semi di girasole?
Dalla Russia noi importiamo soprattutto gas, dunque energia, ma dall’Ucraina importiamo il grano per la farina, il mais per cibare i nostri allevamenti di bestiame…
Draghi ha parlato di razionamenti, si riferiva al gas?
In realtà, pare proprio che i razionamenti che ha citato Draghi come uno spettro dovrebbero riguardare l’energia. E, se Draghi ha cominciato a mettere le mani avanti, c’è da scommettere che il rischio di razionamenti è serio. Ma come? Riceveremo il gas a fasce orarie? Certo non possono darcelo “a targhe alterne” come ai tempi dell’austerity!
Cosa si inventeranno? Aspettiamo e vedremo, ma non dimenticate mai (mai!) che l’Italia ha 750 pozzi di estrazione del gas sul nostro territorio che sono fermi, chiusi, perché qualcuno ha detto che il gas da noi non si deve estrarre. Nel 2000 estraevamo 20 miliardi di metri cubi di gas italiano, nel 2021 ne abbiamo estratti solo 3. Quindi è giusto che ci prepariamo al razionamento.
Piero Uboldi
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