di Stefano Di Maria
Che cosa ci aspetta, in un futuro non troppo lontano, se useremo male i progressi della tecnologia? Era l’interrogativo che poneva BLACK MIRROR, la più innovativa delle serie tv, al suo esordio nel 2011, quando aveva precorso i tempi prospettandoci un futuro digitale che oggi è ormai una realtà.

Il passato di BLACK MIRROR
Lo show firmato da Charlie Brooker ci aveva mostrato un mondo dominato dai like, dove chi ne aveva di più aveva diritto a prestazioni sanitarie e ai lavori migliori. Ci aveva spinto a immaginare che, morta una persona cara, potessimo comunque parlarle al telefono grazie a un programma in grado di sintetizzare le registrazioni della sua voce e il suo profilo Facebook, per darci l’illusione che fosse davvero lui o lei a parlarci. Ci aveva fatto entrare in un parco divertimenti dove veniva inseguito e picchiato un condannato per omicidio, con gli spettatori che pagavano per riprendere tutto coi telefonini.

Ora che tutto questo è realtà (o quasi), con la tecnologia divenuta sempre più invasiva nelle nostre vite (pensiamo alle nostre conversazioni con Alexa), che cosa ha ancora da offrirci BLACK MIRROR dopo cinque stagioni e un’interruzione di cinque anni nei quali c’è stata di mezzo la pandemia? Ben poco, si può presumere, e si ha la conferma guardando i cinque episodi che compongono la sesta stagione, rilasciata da Netflix il 15 giugno.
Il presente di BLACK MIRROR
Le nuove storie raccontate da Charlie Brooker si discostano molto dal BLACK MIRROR che aveva conquistato il pubblico mondiale. Stavolta lo specchio nero della tecnologia, che ci racconta come siamo fatti mostrandoci i nostri lati peggiori, non guarda avanti ma al passato e al presente. Se la serie ha perso la sua verve avveniristica, tuttavia, come dicevamo è perché non c’è più molto da prevedere del futuro. Brooker ha quindi voluto concentrarsi sul lato più oscuro dell’animo umano, indagando fino a che punto ci si può spingere per lenire la propria sofferenza, dare sfogo alle proprie perversioni più nascoste e al nostro desiderio di apparire senza valutarne le conseguenze. Il tutto in salsa horror e thriller.

La nostra impressione, visti i cinque episodi, è che possano convincere più lo spettatore che non conosce BLACK MIRROR piuttosto che gli affezionati. Per chi ha seguito in questi anni il percorso di Brooker, la delusione è dietro l’angolo, se non scontata. Al netto della qualità produttiva e delle interpretazioni con un cast da urlo (spicca l’Aaron Paul di BREAKING BAD), viene da chiedersi: valeva davvero la pena proseguire il percorso? E a questo punto, ha davvero senso pensare a un’eventuale settima stagione?
VOTO: 3/5
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