#ilNotiziario Mondiale, Franco Ordine e la finale: “Francia più attraente, Messi più determinante”
Il Mondiale di calcio in Qatar raccontato dai più prestigiosi osservatori nazionali: Ordine giudica le due finaliste, ma anche Brasile, Marocco. E Italia
Mondiali di calcio in Qatar
Il Mondiale di calcio in Qatar raccontato dai più prestigiosi osservatori nazionali. Franco Ordine, storica firma del calcio italiano, collabora con Il Giornale e Corriere dello Sport, è opinionista televisivo a Mediaset e volto noto anche su emittenti lombarde come Telelombardia e Antennatre. Ha seguito da vicino le vicende calcistiche del Milan degli ultimi 40 anni e i suoi contributi sono di casa anche a Milan Tv
Franco Ordine
“Non c’è una favorita, partono alla pari. La Francia ha sin qui giocato non un gioco spettacolare, ma più attraente. Però finora è stato più determinante Messi, rispetto a Mbappé, che pure resta sotto solo di una tacca. Dovessero vincere i sudamericani, sarà inevitabile il paragone tra Messi e Maradona e tutti ci divideremo tra guelfi e ghibellini. Anche se, tra gli argentini, non credo ci siano dubbi. Perché Maradona è considerato un semidio”.
Qatar 2022, l’ibrido Marocco con i figli di Francia e Spagna
Franco Ordine gioca a carte scoperte, nel presentare la partita che vale un’annata calcistica e una carriera. Per chi la vince, ma anche per chi la perde. Argentina-Francia di domenica pomeriggio, fischio d’inizio alle 16 italiane a Losail, non è solo l’atto conclusivo del Mondiale in Qatar. Ma anche la riga sotto la quale si tirano le somme di una rassegna iridata inedita, anomala e imprevedibile.
“Da punto vista squisitamente tecnico e calcistico”, spiega Ordine, “questo Mondiale ci lascia degli spunti di riflessione. A partire dalla crescita nel ruolo dei portieri in Nazionali che non hanno mai avuto una vera e propria scuola, in quanto a estremi difensori. Abbiamo assistito a un Mondiale molto più corto da punto di vista temporale, che non è durato neanche un mese, ma 28 giorni. In più, è evidente la crescita di alcune realtà calcistiche come il Marocco, figlia non tanto del movimento calcistico di quel Paese, quanto di giocatori che sono nati magari in Francia o Spagna, ma che hanno scelto la Nazionale del Paese di origine”.
Mondiali di calcio 2022, la comunità globale del pallone
Ed è proprio questa una delle riflessioni per soppesare il valore della massima rassegna planetaria e dare un peso specifico al pallone. “Il fatto di essere comunità globale, a livello di calcio, è qualcosa che è reso possibile da tv, social e strumenti di comunicazione. Sono stati ormai superati i vecchi steccati geografici, i confini di una volta, e oggi aggiornarsi e studiare nuove tecniche e copiare allenamenti non è impresa titanica, ma consuetudine. A ciò si deve aggiungere che alcune Nazionali sono partite sì senza il favore del pronostico, ma sono state costruite su giocatori che venivano da campionati europei. Hanno da una parte sfruttato la conoscenza calcistica del Vecchio continente e dall’altra valorizzato molto il senso di appartenenza. Mi sembra chiaro che chi è nato nella periferia di Parigi o di Madrid e sceglie di giocare per un’altra Nazionale non lo fa per questioni economiche. Ma perché spinto da un senso appartenenza che rappresenta un valore aggiunto e che colma il gap con altre Nazionali”.
Mondiali in Qatar, Ordine: “Brasile punito dalla presunzione”
Contaminazioni positive, insomma, e non deleterie. Come quelle attribuite da qualcuno a un ‘Brasile europeizzato’ da calciatori cresciuti al di qua dell’Atlantico, che hanno dato ai verdeoro solide infarinature tattiche, ma tolto imprevedibilità. “No, non condivido questa analisi”, argomenta Ordine. “Quest’anno la Nazionale brasiliana aveva a disposizione la migliore difesa che ha mai avuto nella sua storia. Penso a Danilo, Marquinhos, Thiago Silva, Alex Sandro e Allison, che costituivano il quintetto più affidabile. Il Brasile semmai è stato tradito dalla sua mentalità. Qualunque altra Nazionale, dopo aver dominato a lunghi tratti con la Croazia, sarebbe riuscita a conservare il vantaggio. Il Brasile invece è stato un po’ condizionato – come la sua guida tecnica – di un calcio un po’ ‘presuntuoso’, che gli è costato caro”.
L’Italia assente dal Mondiale: “Ora si punti sulle accademie”
Troppo cicala, troppo poco formica, come storicamente invece si pensa sia l’Italia. Senza che però ciò rappresenti un assist per facili rimpianti. Agli spareggi, “se avessimo battuto la Macedonia, avremmo pagato pegno con il Portogallo. Ne sono convinto. Quando è finito il tocco magico degli Europei vinti, sono emersi i limiti della squadra. Non avremmo avuto vita facile al Mondiale”. Non tutto, però, è necessariamente da buttare. “Penso che il castigo sia utile, a condizione che aiuti a fare partire le riforme di cui il calcio italiano ha così grande bisogno. Serve aumentare i ricavi, anche grazie allo snellimento delle pratiche burocratiche per gli stadi. Occorre ridurre gli organici per i campionati e prediligere molto le accademie. Che non sono semplicemente i vecchi settori giovanili, ma qualcosa di più impegnativo. E importante”.
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