Elton John “arriva” a Bollate: merito di Luca Rampini, di Garbagnate. Sì, perché Rampini è un grande pianista dal territorio garbagnatese e giovedì, 16 febbraio, si esibirà alle 21 al teatro LaBolla di Bollate nel concerto “Omaggio a Elton John – Can you feel the love tonight!”. Un concerto per ripercorrere la carriera della grande star britannica attraverso tutti i suoi più celebri successi. Ma quello di Bollate sarà solo l’ultima tappa di un percorso professionale assai lungo. Per conoscere meglio questo artista e il suo percorso, Il Notiziario lo ha intervistato.
Rampini con Elton John a Bollate: il ritratto dell’artista
Come è nata la sua passione per la musica?
“Ho iniziato a suonare perché ero il classico bambino che negli anni ’70 aveva il soffio al cuore, ma poi non ho avuto niente, e allora mi dissero di non fare attività sportiva; i ragazzini non avevano poco tempo come adesso, andavamo quattro ore a scuola al mattino poi eravamo in giro allo sbando; avevo cugini che suonavano e allora mi dissero: perché non suoni anche tu? Loro suonavano tutti nella banda a Caronno, però nella banda non puoi venire perché se hai il soffio al cuore non puoi certo suonare uno strumento a fiato, e che strumento posso suonare? Boh, suona il pianoforte che è quello più completo. E’ nato tutto così. Mi sono fatto quasi un anno di solfeggio, perché hanno tentato in tutti i modi di disincentivarmi, perché il pianoforte non è come adesso che ci sono le tastiere e comprare un pianoforte era un investimento non indifferente. Quando hanno visto che non mollavo, allora i miei, con grosso sacrificio, mi hanno preso il primo pianoforte”.
La famiglia come e quanto ha inciso?
“Hanno inciso tantissimo, loro e anche mio fratello; mi hanno sempre appoggiato tantissimo sia dal punto di vista emotivo ma anche dal punto di vista economico. I miei non hanno fatto le vacanze per pagarmi gli studi e mio fratello, nove anni più grande, ha comunque sempre apprezzato che io facessi questa cosa e quando ha incominciato a lavorare mi passava la paghetta così mi impegnavo a suonare”.
Oltre ad essere un ottimo pianista è impegnato professionalmente anche in altre attività?
“Soprattutto sono un insegnante prima di essere un pianista, il primo vero concerto l’ho fatto nel ’92 per cui sono 30 anni, ci sono stati alti e bassi, momenti diversi, diciamo che ho scelto di fare l’insegnante e sono contentissimo, nei vari momenti della vita sono stato insegnante con una parte artistica”.
Quali sono le caratteristiche peculiari positive e negative che si riconosce come strumentista?
“Mi considero prima di tutto un buon artigiano nel senso che ho fatto anche uno spettacolo per i bambini che si chiamava L’artigiano delle note e quindi non sono un virtuoso, non ho questa grande tecnica, non ho queste grandi doti da funambolo, metto tutto quello che sono, nel senso che sono molto vero quando suono, questo la gente lo apprezza, nel senso che non punto sul luccichio di quello faccio ma cerco di metterci talmente tanto di quello che sono che la gente apprezza molto questa sincerità nell’agire”.
Come sta cambiando la musica nel secondo millennio?
“In positivo e negativo nel senso che io credo che ogni momento, ogni epoca ha prodotto una musica che gli assomigliava, bisogna prestare molta attenzione, io sono legato al mio tempo e quindi personalmente sento alcune cose come obsolete e non mi stupisco che fatichino ancora ad essere riconosciute, perché la musica è sempre stata così. Nel ‘700 nessuno ascoltava la musica del ‘500. Credo di più nell’epoca che produce la sua musica e vive la sua musica”.
Il pubblico di sala nella sua composizione è mutato nel tempo?
“Non so dirlo perché ho avuto esperienze molto diverse nel corso degli anni, negli ultimi due anni sto facendo tantissimi concerti con i Candlelight Concert e devo dire che il pubblico è molto eterogeneo; è vero anche che è un tipo di repertorio molto calato sulla contemporaneità, quindi la gente risponde con tutte le età. Nei concerti che faccio ci sono ragazzi che dopo l’aperitivo vengono al concerto, oppure ci sono le famiglie che vengono e poi vanno a casa”.
Quali sono gli autori che maggiormente spiccano nel suo repertorio e che sente più vicino?
“Einaudi, devo molto alla musica di questo compositore a livello personale. A parte che è il compositore che sto suonando di più in assoluto; ha fatto sì che avessi questa opportunità di suonare così tanto negli ultimi due anni; ho suonato davvero tanto, ho suonato in giro per l’Europa. A discapito di quanto lui sia bistrattato in determinati ambienti accademici, io lo sento molto vicino”.
Ha avuto riconoscimenti professionali? La sua città di Garbagnate si è mai ricordata di Lei?
“No, no niente di rilevante. Sono un umile musicista!”.
Quali dovrebbero essere i criteri, se ci sono, per avvicinare i giovani alla musica?
“Faccio l’insegnante da quasi 35 anni e devo dire che l’unico criterio è farli appassionare attraverso l’esempio; i ragazzi si appassionano se ti vedono appassionato, quindi la cosa che più dovrebbe fare chiunque tenti di avvicinare i ragazzi alla musica è dimostrare passione; non è soltanto per la musica, ma per tutto, se i ragazzi vedono, poi ti seguono, li porti dove vuoi, ma se non vedono passione puoi essere anche intellettualmente un mostro sacro ma non riuscirai mai a conquistarli”.
Per lei la musica cos’è?
“Io posso dire che la faccio perché non riesco a farne a meno, per me la musica è come l’aria. Non lo so che cos’è. È una parte inscindibile di me come il sangue, come un rene. Per quanto mi riguarda, non riesco a pensarmi senza”.
L’incontro, un personaggio, un evento, un libro che le ha stravolto la vita?
“Potrei rispondere con tantissime cose, se però devo pensare davvero a qualcosa che ha segnato profondamente e che mi ha aiutato, è veramente la musica, suonare la musica. Come personaggi, non lo so, potrei citare tutti i miei vari insegnanti che in un modo o nell’altro hanno avuto un ruolo perché io sia quello che sono, nella semplicità”.
Rampini a Bollate: riflessioni sul Covid e sul futuro
Questi ultimi anni ancora all’ombra della pandemia come hanno inciso sui suoi obiettivi?
“La pandemia ha fatto un taglio totale: quando c’è stata la chiusura per il Covid, in quella settimana ho perso 5 spettacoli: avevo tutta una serie di spettacoli che portavo nelle scuole, di teatro, musica su vari argomenti dove raccontavo, suonavo, perché la mia formazione è composita. Una delle esperienze che ricordo più eclatanti non è legata alla musica ma alla narrazione. Quando mi sono trovato a narrare un pezzo di uno spettacolo nel Duomo di Milano con 2000 persone che erano ad aspettare che io raccontassi. E è stato emozionante e del tutto particolare. Col Covid si è bloccato tutto e quando sono ripartito sono ripartito con i concerti Candlelight che mi hanno completamente assorbito, eventi a lume di candela”.
Facendo un feedback della propria vita c’è qualche cosa che cambierebbe?
“Non cambierei niente perché è stato faticoso arrivare ad essere quello che sono, sono contento di come sono e di tutto quello che è stato fatto”.
Progetti?
“Progetti in corso, tutti questi concerti; domani debutta questo tributo a Jovanotti per pianoforte e sax al teatro San Fedele ma nella stagione estiva ci sono concerti all’Idroscalo, al palazzo Turati, se non la sede abituale dei concerti appunto Candlelight, che è la casa Schuster, dietro a Piazza Fontana, in via Sant’Antonio”.
Il concerto di giovedì a Bollate?
“Sono contento di quel concerto; l’anno scorso proprio sull’onda dei concerti Candlelight mi hanno chiamato appunto a Bollate dove ho portato il tributo a Einaudi, quest’anno porto il tributo a Elton John, con tutti gli arrangiamenti che ho ritrascritto. Non c’è voce, c’è solo pianoforte e sono i pezzi più famosi di Elton John: rispetto al concerto di Einaudi che era un concerto d’ascolto, questo è un pochino più interattivo”.
Consiglierebbe ad genitore per il proprio figlio di perseguire la strada concertistica?
“No assolutamente, di fatto io non faccio solo quello. Già ai miei tempi ho conosciuto tanti che hanno cambiato lavoro. Io mi considero un privilegiato ma non per merito mio ma per tutta una serie di circostanze di cui ogni tanto mi chiedo il perché, ma non c’è un perché. Mi è capitato, me lo sono preso ma non certo per merito mio”.
Redazione web
Leggi ilNotiziario anche da pc, smartphone e tablet. Clicca qui per la nostra edicola digitale
Clicca qui per la nostra edicola digitale
Per restare sempre aggiornato con le nostre notizie,
puoi iscriverti gratuitamente al nostro Canale Telegram
oppure per i nuovi video pubblicati puoi iscriverti al nostro Canale Youtube