La pandemia da Covid 19 non c’è più, o quantomeno non la si dovrebbe più chiamare in questo modo, stando a quanto afferma il virologo Giorgio Palù dell’Aifa. A tre anni dalla scoperta di quello che all’inizio era semplicemente e genericamente definito “coronavirus” e che poi è divenuto familiare al mondo anche con il battesimo della nuova definizione, arriva un cambio di approccio.
Il virologo dell’Aifa: “Covid, altre patologie sono più impattanti”
A sostenerlo, con un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, è il virologo e presidente dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco), Giorgio Palù, che pone l’accento proprio sulla necessità di non associare più la parola pandemia al Covid. A domanda diretta sulla persistenza della pandemia, intesa come malattia diffusasi a livello globale tramite un agente contagioso per il quale non c’erano protezioni da un punto di vista immunitario, Palù spiega: “Da un punto di vista virologico e semantico, smettiamo di chiamarla pandemia. Significa elevare una malattia infettiva ad emblema di urgenza sociale costante a dispetto di altre patologie più impattanti“.
Le statistiche di mortalità del Covid e l’evoluzione
Una svola non soltanto stilistica, quella auspicata da Palù. Che delinea i connotati della situazione sanitaria legata al Covid 19 accostandola a quel che avviene con altri virus, come Dengue e Hiv. Del Covid 19, prosegue Palù al Corriere della Sera, “Non ce ne libereremo mai. Continuerà ad essere presente con picchi nella stagione invernale assieme agli altri virus respiratori”. Intanto, però, il Covid 19 continua a circolare. Anche se la sua letalità a livello globale è allo 0,045% rispetto a cifre oscillanti tra l’1 e il 2% che lo caratterizzavano quando è giunto in Lombardia, e fondamentalmente, nel mondo Occidentale. Statistiche, quelle del Covid, che lo declassano in termini di mortalità anche rispetto all’influenza, che ha incidenza superiore anche di cinque volte. Il tutto è reso possibile dalla mutazione del virus, anche in considerazione delle immunizzazioni di massa rese possibili dai vaccini.
Redazione web
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