Il 34% dei ragazzi non riesce ad immaginare il proprio futuro e il 30% di loro non parla con nessuno del malessere che nasce a scuola, in famiglia e dai social: ansia da prestazione, paura per il futuro, aspettative personali o familiari da soddisfare e il terrore di fallire, sono queste le emozioni provate da centinaia di giovani, soprattutto nel post Pandemia, e che spesso non riescono a trovare nelle figure di riferimento il giusto supporto per affrontarle e superarle.
Lo studio sui ragazzi delle superiori di Milano e Provincia
A dirlo sono alcuni dei dati che emergono dalle risposte di quasi 400 studenti, delle scuole superiori di Milano e provincia, al questionario proposto da ItaliaAdozioni per preparare il convegno “I giovani e la speranza nel futuro” che si è svolto nelle scorse settimane all’Università Cattolica di Milano. Rielaborate e trasformate in un accurato documento informativo, le loro voci sono un campanello di allarme per il mondo della scuola, la Politica, le Istituzioni e i media.
L’Associazione, che nasce con la volontà di dare supporto alle famiglie adottive e affidatarie, da tempo ha scelto di approfondire le tematiche giovanili a 360°, coinvolgendo i ragazzi in prima persona. Difatti, al convegno organizzato a Milano, sono stati i ragazzi a parlare e gli adulti ad ascoltare, secondo una modalità totalmente nuova di approccio al tema.
I giovani e la scuola: il 22% ha motivazioni molto basse
Il comitato scientifico ha predisposto un questionario di 46 domande che indagano 4 aree: I giovani e la scuola; I giovani e gli affetti; I giovani e la percezione del malessere giovanile; I giovani e la speranza del futuro.
Solo il 22% dei rispondenti ha dichiarato di avere una motivazione bassa o molto bassa nei confronti della scuola, mentre il 35% ha risposto di avere una motivazione alta o molto alta. Oltre il 75% ha dichiarato di avere un rapporto positivo o molto positivo con i docenti e solo una quota minima (4%) ha dichiarato di avere un rapporto negativo o molto negativo. È riconosciuta la competenza degli insegnanti: il 42% dei rispondenti li ritiene molto o completamente competenti, mentre solo il 17% li ritiene poco o per nulla competenti. Il ruolo educativo degli insegnanti è riconosciuto molto parzialmente: il 37% dei soggetti ritiene che i propri insegnanti siano per loro anche un riferimento educativo, il 45% ritiene che lo siano “poco” o “per nulla”.
I giovani e i problemi: un ragazzo su tre non si confida con nessuno
In caso di eventi spiacevoli, il punto di riferimento per confidarsi è, per la larga maggioranza dei rispondenti, uno degli affetti più vicini: un amico o un compagno di scuola (nel 71% dei casi), o un genitore/tutore (46% delle preferenze). Ma una quota di poco superiore al 30% del campione dichiara, tra le sue scelte, anche quella di non confidarsi con nessuno. Per il 13% del campione, non confidarsi con nessuno è l’unica scelta riportata. Durante la pandemia il 31% dei rispondenti avrebbe voluto rivolgersi ad un servizio di supporto psicologico, ma non l’ha fatto. Sempre in tema di affetti, il 16% dei rispondenti dichiara di avere rapporti difficili o anche assenti con i familiari e il 18% dei ragazzi dichiara la stessa difficoltà o assenza di rapporti anche con i coetanei, fuori dalle mura scolastiche.
La sanità mentale dei giovani, +84% di accessi in ospedale dopo la pandemia
I dati emersi dalle risposte al questionario dimostrano ancora una volta la rilevanza dei tanti allarmi lanciati su scala mondiale sulla necessità urgente di prendersi cura della salute mentale degli adolescenti. In Italia la Società italiana di pediatria, in un monitoraggio condotto in 9 regioni italiane nel periodo marzo 2020-marzo 2021, rileva come, a fronte di un calo degli accessi totali degli under 18 ai Pronto Soccorso (-48%) dovuto alla paura dei contagi, gli accessi ai PS per patologie di interesse neuropsichiatrico sono aumentati dell’84% rispetto al periodo pre-pandemico (marzo 2019/marzo 2020).
L’impatto dei social media sul malessere dei giovani
I social media, la scuola e in misura un poco minore la famiglia sono le istituzioni che sono ritenute contribuire molto o moltissimo al malessere giovanile, mentre i media, la classe politica, le istituzioni religiose e le associazioni giovanili sono ritenute dare poco o nullo contributo (Fig.1). La famiglia e la scuola sono anche le istituzioni che molto o moltissimo potrebbero contribuire a ridurre il malessere, insieme alle associazioni giovanili
Il 4% dei giovani non ha alcuna speranza nel futuro, il 32% ne ha poca
Complessivamente, il 61% del campione dichiara di avere una qualche speranza nel futuro, mentre il 32% dichiara di averne poca, e il 4% addirittura nessuna. Il 71% del campione si immagina a 30 anni con un lavoro stabile, ma il 31% si vede all’estero. Il 14%, invece, si immagina ancora in cerca di lavoro o con un lavoro precario, in Italia o all’estero. Con riferimento ai propri modelli di ispirazione, il 31% del campione si vede a 30 anni come gli adulti della propria famiglia, genitori prevalentemente ma anche fratelli più grandi. Il 27%, si ispira a un personaggio di successo.
Il 34% dei rispondenti non si sa immaginare.
Questi citati sono alcuni dei dati illustrati durante il convegno I Giovani e la speranza nel futuro. Dal malessere alle esperienze positive” organizzato da ItaliaAdozioni, patrocinato dal Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza di Regione Lombardia, Riccardo Bettiga, e moderato da Alessandro Albizzati, neuropsichiatra, direttore dei Poli Territoriali Uonpia dell’Asst Santi Paolo Carlo di Milano.
Redazione web
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