Sì, avete letto bene, il titolo di questo articolo è proprio “Vaffanculo”. Vi scandalizza? Suvvia, continuate a leggere e alla fine mi darete ragione. “Vaffanculo” non è altro che il titolo di una vecchia canzone di Marco Masini, una canzone durissima, di denuncia.
Noi siamo un popolo troppo superficiale, guardiamo all’apparenza e non alla sostanza, così quella canzone, quando uscì, fu censurata da molte radio, perché ripeteva quel volgare insulto. Ci preoccupavamo dell’insulto (apparenza) e non del contenuto della canzone (sostanza).
E qui viene il punto. Avete mai provato ad ascoltare i testi di certe canzoni che ascoltano i nostri figli e i nostri nipoti? Ce ne sono alcune (sempre di più) che più o meno velatamente inneggiano alla droga, alcune alla violenza, all’alcool, strapiene di parolacce…
Ma quelle canzoni vanno bene, non vanno censurate, perché non hanno un titolo così aggressivo, così volgare.
Nessuno che si chieda: “Ma Masini a chi diceva Vaffanculo?”. Basta ascoltare per capirlo. Diceva “vaffanculo” proprio al falso ambiente della musica moderna, a quei cantanti bugiardi che cantano la rabbia e intanto fanno i miliardi sulla sofferenza dei ragazzi, ragazzi che poi magari muoiono o si rovinano per la droga inneggiata dalle loro canzoni.
“Me ne andrò tra il rumore dei fischi, sarò io a liberarvi di me”, dice verso la fine, e, in effetti, dopo quel disco Masini nel giro di un paio d’anni cambiò completamente volto e canzoni, un volto probabilmente meno vero. Ma almeno lui il coraggio di dire la verità lo ha avuto, anche se noi, ovviamente, non l’abbiamo capito perché ci siamo fermati solo all’apparenza.
E io francamente sono stanco di un mondo dove l’apparenza, il leccapiedismo e il politically correct contano più della serietà, della coerenza e dello preparazione.
Piero Uboldi
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