I fruttivendoli di Uboldo, che vivevano di quello che producevano nei propri campi coltivati vendendo nei mercati di Milano e delle grosse città, sono scesi da 15 a 4. Una situazione specchio della crisi nazionale del settore. “Ormai è un mestiere che si sta perdendo – riferiscono Paolo e Marco Colombo, alle prese con la crisi economica e con le difficoltà nella produzione di frutta e verdura – A parte gli animali selvatici che devastano i raccolti, dobbiamo vedercela coi cambiamenti climatici. Gelate invernali, che durano anche mesi, pioggia e grandine e siccità d’estate mandano in rovina tutto. Per questo molti di noi hanno mollato, cercando un altro lavoro”.
Resistono in pochi e sono, ogni giorno di più, dei piccoli miracoli. Una situazione che perdura da tempo e che non dà buone prospettive per il futuro. Anche tenendo conto dei problemi economici delle famiglie, molte delle quali non acquistano più nemmeno nei mercati e vanno nei discount o comprano solo con le offerte dei supermercati.
Uboldo è estesa come Saronno ma con tanta campagna
Per questo sembrano lontani anni luce i tempi in cui c’erano tanti produttori e fruttivendoli in paese: Uboldo è un comune storicamente molto coltivato, perché ha le dimensioni di Saronno ma ha parecchio verde, campagna e boschi, dove l’agricoltura è sempre stata una risorsa. Oggi tutto è cambiato e il timore è che le cose possano solo peggiorare.
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