Open your eyes, la recensione: dalla Polonia una serie psico-thriller

di Stefano Di Maria

OPEN YOUR EYES è una delle numerose miniserie sfornate questo agosto da Netflix, che sta diventando sempre più prolifica di show prodotti in Europa. In particolare in Polonia, dov’è ambientata questa nuova storia a metà fra l’horror e lo psico-thriller. Niente di entusiasmante né indimenticabile, diciamolo subito, ma lo show è ben confezionato, con una buona regia, una fotografia altrettanto di qualità e una recitazione discreta.

OPEN YOUR EYES sembra un teen drama ma non lo è. L’inizio non è certo dei più originali: una ragazza di 17 anni si risveglia in una clinica immersa in un bosco, dove sono ricoverati dei giovani affetti da amnesia. Nessuno ricorda nulla del suo passato e come sia finito lì. Fra i corridoi, le camere e le stanze comuni serpeggia la paura, è mistero su ciò che accade realmente nella clinica. Il suo gelido personale esegue forse sperimentazioni sui ragazzi? Con quale fine e come li ha reclutati? Cercherà di trovare la risposte la protagonista senza nome, affetta da continue allucinazioni che non le fanno più distinguere la realtà dalla fantasia.

Il primo difetto della miniserie è che, a dispetto del titolo che invita ad aprire gli occhi, in realtà dà ben poche spiegazioni. Anzi, quelle che fornisce negli ultimi due episodi sono poco plausibili e comunque confuse, che nell’intento di spalancare le porte a una seconda stagione fanno tutto fuorché chiarezza. Alla fine del sesto e ultimo episodio c’è un senso d’incompiuto, domandandosi se sia valsa la pena dedicare del tempo alla visione. Anche perché, se questi sono i presupposti, non c’è da aspettarsi di meglio in una possibile seconda stagione. Insomma, se OPEN YOUR EYES si presentava come un buon dramma psicologico ha fallito il suo intento.

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