Bollate, il primo allenatore racconta il campione di volley Yuri Romanò.
Da Bollate a Campione del Mondo di volley.
Domenica sera la Nazionale Italiana di pallavolo ha conquistato il titolo di Campione del Mondo di questo affascinante e diffusissimo sport.
Un titolo che all’Italia mancava da ben 24 anni, conquistato per giunta fuori casa, in una sfida mozzafiato contro la Polonia che era la nazione ospitante dei Mondiali.
Tutto il tifo contro i nostri, che però alla fine hanno trionfato gli azzurri, che hanno perso il primo set, ma poi hanno dominato i tre successivi. Un trionfo enorme per il nostro mondo dello sport, ma un trionfo che ha anche qualcosa di bollatese e di padernese. Infatti uno dei protagonisti assoluti di quella finale, nel ruolo di “opposto”, è stato Yuri Romanò, gigante alto 203 centimetri originario e residente di Paderno Dugnano (Palazzolo, per la precisione), che ha cominciato a giocare a volley a Bollate.
E proprio grazie alle scelte giuste dei suoi tecnici di Bollate è riuscito a crescere enormemente fino a diventare Campione del mondo. Il suo primo allenatore di volley, nonché figura chiave per lanciarlo verso il futuro, è stato Alessandro Rizzi, bollatese, allenatore di lunga esperienza che attualmente però ha lasciato il mondo della pallavolo.
Noi lo abbiamo contattato per farci raccontare la curiosa vicenda di Yuri. Una vicenda curiosa poiché questo ragazzo da giovane giocava a calcio, non a volley. A pallavolo giocava la sorella a Varedo e fu proprio lì che l’allenatore della sorella, Vito Basone, contattò la Team Volley Bollate che stava cercando giovani per creare la squadra Under 17, che avrebbe dovuto fare da vivaio per la prima squadra che giocava in Serie B.
Yuri Romanò e l’esordio a Bollate: parla il primo allenatore
“Ricordo molto bene quel primo giorno – ci racconta Alessandro Rizzi – Yuri è entrato in palestra che era ancora un ragazzino molto magro e molto alto, aveva sui 15 anni e non aveva mai giocato in una società di volley. Noi stavamo creando la prima formazione Under 17, lui è arrivato alla Team Volley, l’ho messo in campo da subito e ha iniziato a giocare con me, che allenavo quella squadra.
Era fisicamente completamente diverso dall’energumeno che è adesso, ma una delle sue fortune è stata quella, quando giocava a pallone, di fare una buona scuola calcio che gli ha dato una coordinazione sugli arti inferiori sopra la media. Io gli ho dato tutto quello che potevo dargli tecnicamente; quello che faceva specie a me e che ho visto anche nella finale dei Mondiali di domenica è la sua capacità di non farsi prevaricare dalle emozioni: lui sapeva e sa che anche se sbagli una palla è solo parte del tuo percorso, non si demoralizzava mai…”.
A Bollate giocò due anni nella Under 17 allenata da Rizzi, però il secondo anno giocò pochissimo perché nel frattempo era cresciuto di 20 centimetri e le ginocchia non si erano ancora adattate alla nuova altezza, per cui ebbe dei problemi. E la scelta del Bollate, sentito un esperto fisioterapista, fu giusta per la carriera di Yuri: fermarlo, non farlo giocare finché il fisico non si fosse adattato a quell’altezza vi fu per lui lo stop per le ginocchia.
Il terzo anno giocò ancora a Bollate nella Under 19 serie D allenata da Rizzi, ma Yuri si allenava con la Serie B, allenata da Gianpiero Fasce.
Yuri e il “dopo Bollate”
Poi cosa accadde? Come avvenne l’addio a Bollate? “Poi l’anno dopo ci furono problemi in società, non era certo che potessimo andare avanti, mentre per lui era evidente che doveva crescere. Ma occorreva fare la scelta giusta nel suo interesse: riuscimmo a farlo entrare nei Diavoli Rosa, che sono il top nel campo giovanile.
E fu la decisione giusta che prendemmo per lui. Yuri dopo due anni di Diavoli Rosa passò nel 2017 al Potentino, nel 2018 al Bergamo, nel 2019 all’Emma Villas in serie A2, nel 2021 al Powervolley Milano e attualmente milita nella BlueEnergy Piacenza. Ma dal 2019 è anche nella prima squadra della Nazionale Italiana. E domenica è diventato Campione del Mondo.
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