Don Paolo Steffano, oggi parroco al Gratosoglio, ha 60 anni e una lunga esperienza pastorale in contesti difficili. Prima di arrivare in questo quartiere popolare all’estremo sud di Milano, aveva prestato servizio al Corvetto e, prima ancora, a Baranzate, alla parrocchia di Sant’Arialdo, dove è rimasto nel ricordo di molti per le numerose iniziative sociali e di integrazione, in un territorio segnato anche dalla presenza di un campo nomadi.
Don Paolo Steffano, parroco del quartiere in cui vivono i minorenni rom che erano sull’auto della tragedia di Milano
Nel 2017, don Paolo è stato insignito dell’onoreficenza al Merito della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella, “Per il suo contributo a favore di una politica di pacifica convivenza e piena integrazione degli stranieri immigrati nell’hinterland milanese”.
Commentando il recente episodio che ha visto quattro ragazzini a bordo di un’auto che ha travolto e ucciso una donna di 71 anni a Milano, il sacerdote in un’intervista a Corriere.it, ha spiegato di non averli conosciuti direttamente, anche se forse li ha incrociati.
Ha però ricordato di aver avuto a che fare con diversi bambini provenienti dagli insediamenti rom della zona, alcuni dei quali erano stati coinvolti nelle attività parrocchiali o nei campeggi estivi.
Ha raccontato l’esempio di un ragazzo che, in campeggio, si era comportato benissimo, ma che, poco dopo il rientro, aveva preso l’auto del nonno per distruggerla durante una lite familiare. Secondo Steffano, appena tornano alla vita del campo, quei ragazzi cambiano comportamento, diventando persone diverse. Ha osservato che se quei quattro avessero guidato l’auto il giorno successivo, in concomitanza con il mercato, il rischio sarebbe stato di una strage come quelle di Nizza o Berlino.
Il sacerdote ha sottolineato come, nei campi, la guida di un’auto da parte di bambini sia frequente: mentre per molti adulti è solo un gioco, lì i minori guidano davvero, perché l’infanzia, in quelle condizioni, è negata e i ragazzi si trovano presto a vivere da adulti. Ha aggiunto che stabilire rapporti con bambini e famiglie non è semplice: per entrare in un campo occorre conquistare la fiducia di qualcuno, e comunque esistono zone vietate e conflitti interni. I bambini si lasciano coinvolgere, ma diventando adulti la “legge del campo” li richiama, li allontana dalla vita comunitaria esterna e li rende simili agli altri adulti del campo.
Don Paolo Steffano, da molti ricordato a Baranzate, racconta la sua esperienza con famiglie e minori rom
Per don Paolo Steffano, si tratta di una questione atavica, senza soluzioni immediate. La cronaca nera finisce spesso per annullare il lavoro di molti e accrescere la diffidenza, con il rischio di appiattire tutto sulla “questione rom” danneggiando l’immagine dell’intero quartiere, che presenta numerose altre fragilità. Ha distinto tra il mondo rom – che comprende il campo regolare di Chiesa Rossa e l’insediamento abusivo di via Selvanesco, privo di acqua corrente e difficile da controllare – e il quartiere stesso, dove convivono persone di grande valore e realtà segnate da degrado, fragilità familiari, delinquenza, bande giovanili, risse, armi improprie, case popolari in pessime condizioni e occupazioni abusive. Ha però evidenziato che, nonostante tutto, in alcuni casi si sono creati percorsi virtuosi, tanto da festeggiare anche qualche laurea.
Sul piano politico, ha infine denunciato un continuo rimpallo di responsabilità, ribadendo la necessità di investimenti concreti e duraturi, evitando interventi di facciata, per prevenire tragedie che “ogni tanto ci scappa il morto”.
Perché alcuni articoli non sono firmati?
Perché sono il risultato di un lavoro collettivo.
Dietro ogni notizia su queste pagine, ci sono giornalisti che da oltre 30 anni raccontano con passione la cronaca locale.
Quando un articolo non porta una firma, è perché è frutto del nostro impegno condiviso: un’informazione costruita insieme,
con la serietà che ci contraddistingue.
Edicola digitale | Canale Telegram





