"Abbiamo sentito il rumore degli spari, ci hanno detto di restare chiusi nelle stanze mentre nei corridoi si scatenava il panico". Così racconta l'assessore alla Cultura, Politiche Ambientali e Trasparenza del Comune di Senago Domenico Silipigni, di professione funzionario giudiziario della Cancelleria del Tribunale di Milano. In quel giovedì mattina in cui la notizia della sparatoria al Palazzo di Giustizia ha fatto il giro del mondo, si trovava in servizio al piano in cui si è scatenata la follia omicida dell'imprenditore Giardiello.
Dopo gli spari, racconta l'uomo, "alcune persone sono entrate velocemente nel nostro ufficio, Il cancelliere d'udienza ci ha raggiunto correndo, intimidandoci: 'Chiudetevi dentro, c'è un pazzo che si è messo a sparare' ".
"Abbiamo serrato la porta. Abbiamo provato una forte sensazione di paura e di disagio. Abbiamo ricevuto una mail con la comunicazione di rimanere chiusi nelle stanze, mentre la notizia girava il mondo e molti famigliari chiamavano per chiedere se stavamo bene".
Claudio Giardiello, immobilista di 57 anni, imputato in un processo per bancarotta fraudolenta, aveva aperto il fuoco uccidendo Giurgio Erba, testimone del processo, e l'avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani, che aveva rinunciato alla sua difesa.
"Non sento eccessivamente una sensazione di insicurezza, essendosi trattato di un pazzo – continua Silipigni – ma c'è da dire che l'accaduto ha evidenziato una falla nella sicurezza sulla quale, da oggi, si deve fare una seria riflessione. […] In Tribunale la tensione è ancora palpabile, ma la vera e propria paura è passata".
Maggiori dettagli dell'intervista li potrete trovare nell'ultima edizione de "Il Notiziario".
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