“Se apriamo, falliamo” – si legge in alcuni dei cartelli che accompagnano la protesta di molti baristi di Milano e dintorni, mentre a Ceriano Laghetto, sulle vetrine dell’Alter ego cafè ci sono appesi degli slip con la scritta “ci avete lasciati in mutande”.
Sulle sedie vuote davanti all’Arco della Pace a Milano, idealmente c’erano anche loro, titolari di bar, pub e ristoranti brianzoli che stanno aderendo alla protesta di Horeca Lombardia. Non chiedono la riapertura in anticipo ma garanzie per poter riaprire al 100% delle proprie potenzialità.
“Non vogliamo riaprire a tutti i costi, non possiamo lavorare al 30% delle nostre potenzialità, piuttosto aspettiamo ancora ma dobbiamo avere aiuti concreti non solo promesse vaghe come è stato fino ad ora” -dice Alfonso Bassani, titolare con Alessandro Reami di Alter Ego Cafè Bistrot a Ceriano Laghetto.
“Paolo Polli, che è il nostro referente di Milano, ha passato tutta la notte su una sedia davanti all’Arco della Pace e ha iniziato anche lo sciopero della fame per chiedere l’annullamento dei 16 verbali di contravvenzione che sono stati elevati l’altra mattina, da 400 euro l’uno per l’assembramento” -raccontano i protagonisti dell’iniziativa, che sostengono la battaglia a distanza, a colpi di messaggi vocali e video che fanno circolare in diverse chat.
“Aprire così significa solo andare ad aumentare i costi da sostenere rispetto a quelli che stiamo già sostenendo ora restando chiusi” -dice Alfonso. “Piuttosto restiamo ancora chiusi ma in attesa di protocolli efficaci che possano consentirci di lavorare in sicurezza come si deve e nel frattempo chiediamo contributi concreti per affrontare le spese, a cominciare dagli affitti, le bollette e le tasse”
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