Io guardo raramente Facebook e non guardo mai i video che vengono pubblicati, soprattutto quelli sul Covid, perché correrei il rischio di vomitare. Si, scusate il termine, ma è la pura verità. L’altro giorno un amico mi ha girato un video e io per sbaglio ho cliccato e l’ho fatto partire. A quel punto mi sono messo a guardarlo.
Parlava una presunta operatrice socio-sanitaria che faceva la grande, quella che sa tutto, diceva che siamo delle pecore, perché crediamo alla storia del Covid, che non è vero che ci sono tutti questi casi, che “è una normale influenza”. Ci risiamo con la normale influenza. Peccato che io non sia una pecora, io lavoro nell’informazione, io, mentre lei parlava, avevo accanto a me delle foto impressionanti (che non si possono pubblicare) di un Pronto soccorso della nostra zona con decine di persone accatastate su brandine nei corridoi, in attesa di trovare posto nei reparti.
Peccato che avessi da poco parlato con un’infermiera vera, una di quelle che si fanno il culo in ospedale, disperata perché le condizioni stanno tornando drammatiche. Peccato che un’ora prima avessi parlato con un imprenditore garbagnatese che mi ha raccontato la situazione allucinante del Pronto soccorso (leggetela a pagina 59).
La situazione è difficile, altro che pecore. Certo, ci sono tanti asintomatici e tanti malati leggeri, ma ci sono anche sempre più casi seri. Io sono il primo che vorrebbe scrivere che il Covid non c’è, così il giornale non perderebbe pubblicità! Ma ho un’etica e una serietà: il Covid c’è e dobbiamo combatterlo tutti insieme. Da leoni, non da pecore.
Piero Uboldi
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