La Pirelli, la storica azienda italiana che ha uno stabilimento anche nella nostra zona, è stata di fatto ceduta ai cinesi. Nei giorni scorsi sui giornali e in tv si sono letti e sentiti commenti preoccupati perché un altro pezzo d’Italia è finito in mani straniere. E’ vero. Ma io vorrei capire una cosa: quando gli stranieri non investono soldi nelle aziende italiane, i mass media si dicono preoccupati perché abbiamo bisogno di tali investimenti e i politici vanno in missione all’estero per convincere gli stranieri che l’Italia ha un’economia solida. Quando gli stranieri si convincono a investire in Italia, noi siamo preoccupati perché ci portano via le nostre aziende. Forse è meglio che noi (giornalisti per primi) ci chiariamo un po’ le idee: che cosa vogliamo? Che gli stranieri ci regalino i loro soldi in cambio di nulla?
Il problema, in realtà, è molto più a monte: i cinesi hanno così tanti soldi da investire perché glieli abbiamo dati noi, perchè noi acquistiamo quasi tutto da loro, perché i loro prodotti costano meno, e chi se ne frega se calpestano i diritti dei lavoratori, l’importante è che la maglietta mi costi 5 euro anziché 10. Noi ci preoccupiamo della salute dei gatti e dei cani e non mangiamo biscotti con l’olio di palma perché le coltivazioni devastano l’habitat degli orangotango, però poi acquistiamo prodotti fatti (probabilmente) sfruttando gli esseri umani. Se ci va bene così, non lamentiamoci poi se la Pirelli passa in mani cinesi.
Piero Uboldi
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