A me piace viaggiare in Europa per visitare luoghi poco turistici, dove si vede la vita vera delle persone e si comprendono le altre culture, ma quando, una decina di anni fa, un amico mi ha proposto: “Andiamo in Transnistria”, è stato diverso.
All’inizio credevo fosse un nome di fantasia, tipo il Paese da cui proveniva Tom Hanks nel film “The terminal”. Invece era un “Paese” europeo di cui neppure conoscevo l’esistenza. Così ci siamo informati e… abbiamo cambiato idea: no, in Transnistria non ci andiamo.
Perchè? Perchè ai tempi la Transnistria era una specie di nazione repressiva con oscuri intrecci “mafiosi” – lo scriveva allora il Corriere della Sera – tra autorità e malavita. Un pezzo di Moldavia che si era staccato creando una sorta di governo autonomo protetto dai russi che quasi nessuno al mondo riconosceva, dove giravano loschi traffici. E probabilmente girano ancora.
I rapporti tra Transnistria e Moldavia non sono mai stati sereni e adesso la paura è che proprio dalla filo-russa Transnistria possa partire l’invasione della Moldavia, magari costruendo ad arte un incidente diplomatico. La Russia si prenderebbe così Ucraina e Moldavia quasi in un sol colpo. Bisogna lasciarglielo fare o l’occidente deve intervenire col rischio di scatenare una guerra mondiale?
E, se non si interviene, quale sarà il passo successivo della Russia? E’ difficile infatti pensare che chi mette in piedi una colossale macchina della guerra possa poi fermarsi facilmente
Piero Uboldi
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