Da qualche mese è uscito nelle librerie l’ultimo libro di Noemi Di Gioia e di Giuseppe Tarditi, anche in formato e-book, dal titolo “Insoliti percorsi d’arte”, edito da Mimesis ed arricchito da una stupenda ed interessante Prefazione del Prof. On. Vittorio Sgarbi.
Analizzare l’arte è per Di Gioia e Tarditi soprattutto un’occasione di ricerca della bellezza. Ed “il mondo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione”, diceva Paolo VI, per il quale la bellezza è sinonimo di verità, di gioia, di armonia e quindi di pace.
Nelle loro analisi gli autori hanno privilegiato quelle rappresentazioni artistiche che meglio di altre rappresentano i vari problemi esistenziali, come il rapporto tra amore e morte, la relazione ambivalente con la vecchiaia, la solitudine, sia oggettiva (essere soli), sia quella soggettiva ( il sentirsi soli). Hanno analizzato anche quelle opere che evidenziano le varie contraddizioni dell’uomo e dell’esistenza. Ne sono degli esempi le ambivalenze tra l’essere un singolo (individuum, cioè indivisibile) e l’essere parte del tutto, tra l’essere noi finiti eppure capaci di aspirare all’infinito, tra l’essere ed il divenire, tra il volere della ragione ed il sentire del cuore (“ il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”, diceva Pascal).
Queste antitesi, come scrivono gli autori nell’ Introduzione del libro, “creano uno stato di incertezza e di tensione con cui facciamo fatica a convivere. In noi, infatti, prevale il bisogno continuo di cercare un punto di coincidenza fra gli opposti. Questo punto che non si trova nella realtà sensibile, può essere raggiunto, però, in Arte, perché essa, “rendendo concreto l’universale, realizza la sintesi tra gli opposti”.
Un libro con la prefazione di Vittorio Sgarbi
In “Insoliti percorsi d’arte” attraverso l’opera artistica sono stati analizzati anche i grandi cambiamenti della storia. Di questi periodi critici è un emblema la linea curva. Essa, infatti esprime efficacemente “da una parte la libertà compositiva da schemi troppo rigidi, d’altra il vissuto di incertezza, di inquietudine e di disorientamento”.
Esempi significativi delle varie trasformazioni storiche sono stati individuati da Di Gioia e Tarditi, per esempio, nel grido ribelle con cui l’Eva di Masaccio esce dal medioevo e prorompe nell’Umanesimo oppure nella riscossa, grazie alla pittura impressionista, del movimento sulla staticità o nella rivoluzione anticlassica di Picasso che prende vita in “Les Demoiselles d’Avignon” o nei diversi modi in cui, durante i secoli, è stata rappresentata nella pittura la figura femminile.
Si è passati, infatti, dalla donna medievale come icona di purezza alle donne imperfette e formose del seicento, come nei quadri di Rubens, ai corpi nudi, di cui sono degli esempi la “Maja Desnuda” di Goya di fine settecento – inizio ottocento e “Les Demoiselles d’Avignon” di Picasso di inizio novecento, fino ad arrivare al ritratto di Marilyn Monroe di Andy Wahrol, degli anni sessanta del novecento.
In questa opera, composta da serigrafie a colori, basate su una stessa fotografia dell’attrice, la figura femminile raggiunge il punto più alto di svilimento. La rappresentazione in serie, che mostra lo stesso volto ripetutamente lo svuota infatti di significato e lo priva di identità.
L’attrice – donna diventa, quindi, un prodotto della cultura dell’epoca ed un desiderio
di massa, alla stregua di un qualsiasi prodotto commerciale, come i barattoli di
zuppa Campbell’s o le bottiglie di Coca Cola.
La Redazione
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