L’ex pm Antonio Ingroia spiega le cause che lo hanno portato a rappresentare il Comune di Senago al processo per l’omicidio di Giulia Tramontano.
“Quando ho avuto notizia che il Comune di Senago aveva preso questa decisione, importante, significativa e coraggiosa di costituirsi parte civile ho ritenuto di fare apposita istanza. E’ uno dei primi Comuni che fa una scelta di questo genere. Data la mia passata esperienza nella lotta alla Mafia ho visto quanto è importante l’impegno dei Comuni che si costituiscono parte civile nei processi.
Visto che il fenomeno del femminicidio sta dilagando nel nostro Paese credo che i Comuni debbano prendere posizione. Sono lusingato di rappresentare il Comune di Senago in questo processo. Il Caso Tramontano è purtroppo noto come ‘il delitto di Senago’.
Tutti gli altri femminicidi non prendono mai il nome della località in cui sono avvenuti. Il Comune è stato danneggiato. La comunità dei cittadini è stata danneggiata per essere stata associata a questo delitto, uno dei più barbari ed efferati tra i femminicidi degli ultimi tempi.
Sono venuto a Senago in più di un’occasione, ho incontrato assessori e consiglieri comunali. Il mio intervento non è quello di Antonio Ingroia ma è quello dell’avvocato del Comune di Senago”.
Omicidio Giulia Tramontano, il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia
Sul caso Tramontano è intervenuto anche il nuovo presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia.
“E’ una vicenda che ha in qualche modo condizionato l’opinione pubblica però la Corte d’Assise che inizierà i lavori sarà assolutamente serena in tutto lo sviluppo processuale – ha spiegato – Il processo si celebrerà con i tempi giusti, con il contraddittorio necessario”. Ha illustrato anche alcuni dati sul fenomeno del femminicidio.
“Il dato è purtroppo stabile, non tende a diminuire malgrado le leggi che sono state fatte e il miglioramento della professionalità di tutti gli operatori giudiziari, Polizia Giudiziaria, Pubblico ministero e Giudici. Negli ultimi anni c’è stato un aumento delle misure cautelari. Il 70% di tutte le misure cautelari del Tribunale di Milano lo scorso anno ha riguardato fatti commessi da uomini violenti per necessità di predominio sulle donne. Violenza sessuale, maltrattamenti e atti persecutori. Questo è un problema strutturale, sociale e culturale. Occorre un reale cambiamento dell’uomo che deve essere educato al rispetto della diversità di genere e al rispetto dell’autonomia e della libertà della donna. I femminicidi sono molte volte la non accettazione della rottura unilaterale del rapporto deciso dalla donna”.
Stefania Priolo
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