Si chiama Annalisa Bergna, ha 29 anni, è la più giovane del gruppo di ricercatori dell’ospedale milanese che è riuscito in questa impresa dal grande valore scientifico.
E’ una lavoratrice precaria così come le sue colleghe Alessia Lai, 37 anni di Galatina (Le) e Arianna Gabrieli, 40 anni di Milano: guadagnano 28mila euro lordi all’anno con partita Iva, che fanno 1.400 euro netti al mese, con contratto a scadenza.
Lavorano insieme alla professoressa Claudia Balotta (a capo del team), al collega polacco Maciej Tarkowski (anch’egli precario) e al professore associato Gianguglielmo Zehender.
In quest’ultima settimana hanno lavorato anche 13 ore al giorno in laboratorio (ma negli altri periodi non è molto differente). L’isolamento del virus apre la strada a nuovi farmaci e forse, più avanti, anche ad un vaccino. La storia di queste ricercatrici e il loro trattamento contrattuale ed economico, sta facendo riflettere sulla poca considerazione riservata in Italia alla ricerca scientifica. Intanto nelle prossime ore il governo Conte confermerà o rivedrà le restrizioni per evitare il diffondersi del contagio del coronavirus. Tra tutte sono attese le indicazioni per l’apertura o la chiusura delle scuole fino al 9 marzo. La Regione Lombardia ha chiesto di proseguire con le limitazioni di questa settimana (clicca qui per l’articolo).