Garbagnate, Valentina, dal tumore a Padre Pio… in bici.
La tenacia, l’amicizia, i legami forti e gli affetti familiari talvolta diventano elementi sostanziali per superare momenti critici legati alla salute.
E’ il caso di Valentina Darrigo, 43 anni, felicemente sposata e con 3 figli: Matteo 22, Edoardo 19 e Gloria 11 anni, che a Garbagnate gestisce col padre e il fratello un’impresa di onoranze funebri. Ma non è di questo che vogliamo parlare, bensì di come l’amore dei familiari e la passione per lo sport possano far superare anche i momenti più difficili.
E’ Valentina stessa a raccontare al Notiziario: “Il 23 ottobre 2019 la mia vita cambia completamente, mi viene diagnosticato un tumore all’utero di 9 cm con susseguirsi di metastasi … il buio totale nella mia testa, da non capire quello che mi stavano dicendo, la testa rimbombava: il dottore parlava ma io non capivo mi sembrava quasi come se stessi sognando…”.
Come è cambiata la vita?
“Tutto cambia perché la paura sormonta i tuoi pensieri e quindi ricominci da zero e dai delle priorità alle tue giornate … devi riorganizzarti perché da quel momento la tua vita è appesa ad un filo molto delicato e non puoi permetterti di sbagliare. Ovviamente non tutti capiscono tante persone a te care che ritenevi amici e non solo si dileguano al posto di sedersi accanto a te e combattere insieme… perché tu ammalato cambi, ti trasformi: con i farmaci chemio e tutto ciò che ti iniettano oltre la paura di non farcela cambia il tuo modo di esprimerti, di confrontarti e di essere capita; ma questa è la vita e con tutte le persone che ho conosciuto negli ospedali per tutti era la stessa cosa… infatti lì sono nate nuove e vere amicizie”.
Chi o cosa è stato di grande aiuto?
“La mia forza è stata l’essere incoraggiata dai miei figli, loro devono avere la mamma presente sempre, sentirsi dire “mamma devi farcela … devi vincere” e poi la mia grande passione, la corsa, forse la prima medicina perché appena mi rialzavo uscivo con la mia amica a camminare, correre non potevo, ma per me camminare era vita, era rinascere, che solo pochi capivano anzi giudicavano!!”.
Come è stato l’epilogo? E quindi il nuovo grande risveglio …
“Purtroppo il 31/12/2020 il mio fisico ha reagito male ad una delle tante chemio probabilmente troppo debilitata in quel maledetto letto… il mio amico mi disse: alzati, questa primavera andiamo a Roma in bicicletta. Io lo guardai allibita, sgranai gli occhi. Ma appena è stato possibile a Roma siamo andati noi quattro, io, mio marito e la coppia dei nostri amici…”
Valentina, ha qualche hobby oltre allo sport?
“I nostri viaggi, liberi, spensierati, noi e le nostre biciclette, la natura, il silenzio ma anche il caos, scoprire un’Italia meravigliosa solo con la tua forza di volontà”. Così dopo tutti i travagli della vita è il momento nuovamente di misurarsi e forse di mantenere una promessa? “Quest’anno sempre in bici da Uboldo a San Giovanni Rotondo da Padre Pio passando anche da Loreto, considerata la piccola Lourdes. La Fede mi ha aiutato molto: invece di prendermela con Dio, l’ho presa come un’ennesima prova… il mio caro amico Ercole mi ha sempre detto che Dio dà la croce a chi la sa portare”.
Quale è stata l’esperienza più qualificante e che l’ha maggiormente coinvolta?
“Marco mio marito, Vanni e Vito … quest’ultimo, il mio amico che mi ha imposto che dovevamo andare in bicicletta a Roma perché solo con il sacrificio, il cuore e la testa si raggiungono gli obiettivi, e così è stato! L’amicizia è nata vent’anni fa e si è rafforzata con gli anni sempre di più, fino a condividere appieno i momenti bui della mia vita. Voglio ricordare che da quando mi sono ammalata faccio parte di un team meraviglioso, sono le Pink Ambassador ambasciatrici della Fondazione Veronesi, testimoni della divulgazione per la prevenzione dei tumori femminili, essendo io stessa una runner mi sono aggregata a questo gruppo di donne, ci accomunano gli stessi problemi della malattia e basta uno sguardo tra di noi per intenderci, per capirci, perché solo chi ci è passato sa cosa voglia dire essere malato di tumore”.
Ci sono stati dei momenti di difficoltà vista la lunghezza dell’Italia?
“Sì, non è stato facile percorrere ben 980 km. Mi sono spesso domandata come abbia fatto, le strade erano spesso bianche, sconnesse, tanto caldo, temperature torride, una sana risata, una Coca-Cola e si riprendeva il percorso”. Quale sentimento all’arrivo alla meta? “Leggere il cartello Benvenuti a San Giovanni Rotondo mi ha fatto rabbrividire e le lacrime hanno iniziato a scorrere sul mio viso mischiandosi con il sudore della fatica, gli ultimi 30 km. sono stati di sola salita”.
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