Due camper di vecchio modello, con targhe ancora “provinciali” Bari e Trento, avevano imboccato via Verdi e, dopo aver svoltato in via Dante, si erano arrestati nel piazzale della piscina.
Un “classico”, ha pensato l’equipaggio della Polizia Locale che li aveva dapprima incrociati e seguiti dalla “Varesina”: nomadi in ricerca di un luogo di sosta. Veicoli, tra l’altro, già localizzati dall’auto-scan più volte.
La conferma che fossero in uso a persone di etnia nomade era però evidente e si è subito avuta quando, appena fermatisi sul piazzale della piscina, ne sono scesi un nugolo di ragazzini.
Con lo scopo di prevenire le telefonate di allarme dei residenti che sarebbero sicuramente giunte da lì a poco l’equipaggio della Polizia Locale ha pensato di effettuare nell’immediato un controllo documentale dei conducenti.
Uno di questi ha esibito una patente di guida croata e, alla richiesta di altri documenti di identificazione, altro non ha saputo mostrare se non una fotocopia sgualcita di una carta d’identità emessa dallo stesso paese balcano.
La patente però, ad un primo controllo, è sembrata falsa. Si è quindi accompagnato il conducente presso la sede del Comando dove il documento, esaminato con strumentazione specifica, è risultata effettivamente difforme dai modelli conosciuti ed emessi dalla Croazia.
L’uomo è quindi stato accompagnato presso la Questura di Milano per l’identificazione e la fotosegnalazione.
Lo sviluppo dei suoi precedenti ha portato ad evidenziare che il sedicente L.K, nei suoi 31 anni dichiarati, era già stato fotosegnalato 49 volte da Forze di Polizia di 35 città d’Italia, di cui 27 per carenza di documenti atti a comprovarne l’identità e 19 volte per uso di atti falsi, in cui aveva dichiarato 12 cognomi diversi (alias).
Purtroppo però l’epilogo non è dei migliori: la Polizia Locale non ha potuto fare nulla se non integrare il suo “curriculum vitae”.
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