
Tanti amici di Simone Mattarelli si sono riuniti ieri davanti al Tribunale di Busto Arsizio, affiancando genitori e fratello del 28enne di Lentate sul Seveso trovato morto impiccato in una ditta di Origgio il 3 gennaio scorso. Chiedono “Giustizia per Simone” e non credono all’ipotesi del suicidio, per questo la famiglia si oppone all’archiviazione del caso proposta dalla Procura di Busto che indaga sulla vicenda.
Quello che è successo nella notte del 3 gennaio scorso lascia ancora molti interrogativi aperti. Di sicuro c’è che Simone Mattarelli è fuggito a un posto di controllo dei carabinieri di Desio. C’è stato quindi un inseguimento che ha coinvolto diverse pattuglie dei carabinieri tra Brianza, Comasco, Saronnese, fino a quando il corpo di Simone è stato trovato senza vita ad Origgio.
“Simone aveva mille motivi per vivere e nessuno per togliersi la vita: aveva una ragazza con la quale stava per andare a convivere, aveva un lavoro stabile, aveva ricevuto una cospicua eredità ed era amato da tutti” -sostengono amici e famigliari di Simone. Per il medico legale -riporta il quotidiano Il Giorno- non ci sono elementi per dubitare che si sia trattato di un suicidio, a seguito dell’assunzione di un’elevata dose di droga nelle ore precedenti alla sua morte. Ma a risultati diversi sono invece arrivate le due perizie medico legali e una tossicologica affidate ai consulenti nominati dai famigliari. “Quanto alle cause della morte, la conclusione è che Simone non si è suicidato e prima di morire ha subito un’aggressione a cui ha cercato di reagire – ricostruisce l’avvocata Minotti – Sul suo corpo sono presenti lesioni, anche interne, da ricondurre a traumi subìti e tentativi di difesa”.
Tra le richieste formulate dai famigliari di Simone anche quella di una perizia sulla posizione in cui è stato trovato il corpo ormai senza vita di Simone, l’analisi dell’eventuale materiale presente sotto le unghie e l’acquisizione delle registrazioni dei colloqui tra le centrali operative dei carabinieri durante quella tragica notte.
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