Bollate non è una città particolarmente fortunata. Oltre a essere un comune del problematico hinterland, in Italia il suo nome è associato a un carcere che non ricade neppure per un metro quadro su territorio bollatese, mentre tra i giovani è associato al pestaggio tra ragazzine fuori da scuola che anni fa fece scalpore a livello internazionale.

Recentemente si è messa anche “Striscia” con un servizio che ha dipinto un quartiere della città come fortino della ‘ndrangheta. Bollate è così sfortunata che perfino la Dea Bendata le sta alla larga: non ricordiamo vi sia mai stata qui nessuna grossa vincita a qualunque gioco. E ora c’è pure la zona rossa. Però questa zona rossa fa arrabbiare molti. Nessuno dice che non ci volesse, ma è arrivata troppo tardi!
Due settimane fa il Notiziario titolava a pagina 25: “A Bollate riesplode il Covid: numeri da zona rossa”. Qualcuno avrebbe dovuto insospettirsi e verificare subito se ci fosse la temuta variante inglese, invece hanno fatto passare una settimana prima di scoprirlo e due settimane prima di chiudere tutto. Troppo tardi. Adesso mettono auto della Polizia, dei Carabinieri e perfino l’Esercito a chiudere la città, ma – mannaggia – il virus è già uscito! Noi che i numeri li guardiamo sempre, vediamo chiaramente che in tutti i comuni che confinano con Bollate (eccetto Arese) questa settimana i contagi da Covid sono aumentati. In tutti. E siamo pronti a dimostrarlo. Sarà solo un caso, o i buoi sono già fuggiti?
Piero Uboldi
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