La Camera dei Deputati ha approvato il “Jobs act”. In queste settimane ne abbiamo sentito parlare sin troppo, ma pochi sanno esattamente che cosa contenga. Si tratta di uno strumento utile e pericoloso al tempo stesso: utile se verrà applicato correttamente, pericoloso se sarà usato “all’italiana”. In sostanza, il “Jobs act” consente di licenziare un lavoratore e, anche se il giudice dovesse ritenere illegittimo il provvedimento, permette (tranne pochi casi) di non reintegrarlo ma di dargli solo un’indennità. Poi prevede che un neo assunto non abbia le stesse tutele di chi lavora in un’azienda da 10 o 20 anni, perché l’imprenditore ha diritto di capire se ha davanti una persona seria o un lavativo. Sarà poi più semplice far passare un lavoratore da una mansione all’altra, incluso il “demansionamento” in caso di riorganizzazione aziendale.
A questo punto, però, sorge un interrogativo: come utilizzeranno tale strumento gli imprenditori italiani? Saranno capaci di applicarlo per far crescere la loro azienda e renderla più competitiva, oppure lo useranno come arma di vendetta e di frustrazione? Onestamente, non siamo molto ottimisti: speriamo non ci siano imprenditori che utilizzeranno il “Jobs act” solo per risparmiare soldi perché… devono comprarsi la Porsche nuova.
Piero Uboldi
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