
La scorsa settimana scrivevo che noi occidentali abbiamo delegato gran parte delle produzioni alla Cina e ora ne paghiamo le conseguenze. Ma è davvero così? Vediamo un po’.
Io quando scrivo gli articoli lavoro da casa. Mi alzo, mi lavo, faccio pipì e… sono già in Cina. Sì, perché gran parte dei sanitari arriva dalla Cina. Poi mi vesto e lì la Cina dilaga: calzini, mutande, magliette, pantaloni… se osservate bene, hanno quasi tutti l’etichetta “Made in Prc”, ossia in Cina. Una volta vestito, faccio colazione: il tavolo è dell’Ikea, dunque arriva dal Veneto, ma siamo sicuri che il legno non arrivi dalla Cina? Non so, però certamente il televisore dove guardo le notizie flash ha tante componenti cinesi e così pure il decoder.
Anche la macchinetta del caffè ha microchip cinese. Mi salva solo la torta della moglie, ma il forno? Vado al computer a scrivere. Schermo: Cina; pc assemblato in Italia, ma con componenti cinesi; tastiera, mouse, tappetino del mouse… tutto cinese. Persino la molla a pressione della sedia su cui sono seduto è cinese, perfino i braccioli!
Alla sera, dopo la cena (il cibo per fortuna è italiano), mi metto sul divano: tutte le imbottiture arrivano dalla Cina. A fine giornata rilavo i denti: lo spazzolino arriva dalla Cina, perfino la pasta di quasi tutti i dentifrici è fatta in Cina! A letto imbottitura del materasso cinese, lenzuola cinesi, la carta del libro che leggo ormai arriva tutta dalla Cina e così pure gli occhiali da lettura! Chiudo gli occhi: i sogni, per fortuna, sono Made in Italy. Per ora.
Piero Uboldi
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