Venerdì scorso di mattina passo a salutare un amico che vende auto e, curiosando, vedo che ha in esposizione un suv di una marca che mai ho sentito prima. Lui mi spiega che è cinese, elogiandone le qualità. Venerdì pomeriggio parlo al telefono con un collega che mi spiega di aver appena acquistato un’auto elettrica cinese, di un’altra marca che non ho mai sentito, elogiandomene le qualità. Venerdì sera leggo sulla mia rassegna stampa che “Un’ondata di auto cinesi sta per riversarsi sui mercati occidentali. La nostra industria rischia grosso, ma al G7 di Stresa i ministri finanziari non riescono a mettersi d’accordo su cosa fare”.
Credo che la giornata di venerdì scorso sia stata più che chiara su ciò che sta accadendo: i cinesi hanno già cominciato a mettere un piede nel nostro mercato automobilistico, ma il grosso dell’invasione deve ancora arrivare, con auto che saranno vendute a prezzi decisamente inferiori rispetto a quelli delle auto occidentali, giapponesi e coreane. E che cosa succederà alle nostre industrie? Voi forse penserete che il problema non è della nostra zona, perché l’Alfa Romeo ha chiuso da decenni e qui non si fanno più auto.
Ma dovete sapere che Lombardia ed Emilia sono le regioni che producono gran parte della componentistica delle auto tedesche: se crolla la produzione in Germania, crolla la produzione in Lombardia. Intanto noi, per risparmiare soldi, continuiamo ad affidarci ai cinesi, senza renderci conto che in tal modo noi ci impoveriamo.
Piero Uboldi
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