A Bollate c'è un'intera città in fermento, che ha dato vita a una raccolta di firme che sta diventando davvero grande, perché la gente si sente tradita.

Una città che aveva nell'ospedale il suo fiore all'occhiello: una struttura nata per essere un ospedale, a due passi dalla Tangenziale Nord di Milano, l'ospedale più facilmente raggiungibile dalla Fiera di Rho, con sale operatorie nuove, un eliporto ed enormi terreni di proprietà per potersi ampliare. Eppure, una struttura così efficiente, comoda e amata, è stata passo dopo passo svuotata per costruire un nuovo ospedale in mezzo ai boschi di Garbagnate, di fianco a un'industria chimica e lontano da qualunque primaria via d'accesso. Tutto illogico, è chiaro, ma questo è il risultato di anni di giochi politici.
I bollatesi, però, in fondo sono brava gente e oggi non sono sul piede di guerra perché gli hanno chiuso l'ospedale.
No, sono furibondi per un altro motivo: perché, quando gli hanno chiuso l'ospedale, la politica ha promesso pubblicamente che, per lo meno, avrebbe creato un Day Hospital e avrebbe mantenuto il Punto di primo soccorso. Adesso, invece, si scopre che erano promesse da marinai, che non ci sono i soldi, che non si fa nulla o quasi di quanto promesso.
No, non è così che si fa: spesso ci dicono che non si deve diffamare la politica, perché questo porta al populismo.
Sono d'accordo, ma se è la politica a non mantenere la parola data, se è la politica a fare promesse da marinaio, è la politica stessa a ferire la Democrazia e a portarci dritti al populismo.
Piero Uboldi
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