Un ristoratore della nostra zona mi vede camminare sul lato opposto della strada: cambia subito direzione, attraversa e mi viene incontro con fare minaccioso, brandendo un foglio come fosse un’affilata sciabola: “Guarda qui! – mi dice quasi urlando – Guarda che cosa mi è arrivato da pagare!”. Io osservo il foglio e mi metto a ridere, ma di un riso amaro. Il ristoratore ha in mano un foglio della Rai che gli dice che deve pagare il canone, 410 euro, con tanto di lettera d’accompagnamento che spiega che, malgrado l’emergenza Covid, il canone va pagato, è un obbligo, non ci sono sconti.
Ma come? I ristoranti sono chiusi da mesi e lo Stato (la Rai è statale, lo sappiamo tutti) obbliga a pagare il canone pieno? E’ vero, il canone è una tassa sul possesso, ma il possesso implica il diritto all’utilizzo, se tu mi togli questo diritto, devi per lo meno scalarmi i mesi in cui mi hai vietato di usare questi strumenti! Invece no, la Rai i soldi li vuole tutti, e poco importa che poi sprechi denaro con nomine di direttori inutili o spese eccessive, come dimostrato negli anni da molteplici servizi giornalistici: tu ristoratore in ginocchio devi pagare lo stesso.
Proprio come devi pagare le tasse sulle bollette, le tasse sull’assicurazione del locale anche sui danni ai clienti (che non hai), la tassa rifiuti pur non producendo immondizia…
Chiediamo all’amico ristoratore: “Che farai, pagherai?”. “Certo che pago! Lo sai come va in Italia, se sei una persona onesta devi pagare sempre, se no poi ti stroncano!”. Altra risata amara, ma molto molto amara.
Piero Uboldi
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