Approda su Netflix, dunque a larga diffusione, una delle serie con cui l’ammiraglia della Rai ha osato e ha fatto centro, offrendo una fiction decisamente alternativa, che si discosta molto dalle classiche proposte in prima serata. Stiamo parlando di VOSTRO ONORE, remake della produzione americana targata Show Time YOUR HONOUR e della prima serie originale israeliana KVODO, di cui sono stati acquistati i diritti. La versione italiana, calata nel capoluogo lombardo (alcune delle scene sono state girate anche in una villa di Arese in via Dei Platani), è un adattamento riuscito bene, un mix fra legal, giallo e dramma familiare che si discosta molto dai precedenti. Certo la trama è la stessa, ma è stata adattata al contesto italiano e sviluppata con un impensabile colpo di scena finale, che spariglia le carte aprendo le porte alla seconda stagione. Vi riproponiamo la nostra recensione, pubblicata un anno fa in occasione dell’uscita sulla Rai.
Vostro onore – La trama. Cosa è disposto a fare un padre per salvare il figlio
Al centro della vicenda ci sono Vittorio Pagani, un giudice del Tribunale di Milano, e il figlio Matteo, la cui vita viene sconvolta prima dal suicidio della moglie e madre, poi da un incidente in auto nel quale il ragazzo ferisce quasi mortalmente il figlio di un boss locale. Il padre, pronto a tutto per salvare Matteo dal carcere e dalla vendetta del clan (che lui stesso aveva contribuito a indebolire in veste di magistrato), si ritrova dall’altra parte della barricata senza volerlo: dovrà mettere da parte tutta la sua onestà di uomo della legge, arrivando a ingannare le persone a cui vuole più bene, per garantire l’impunità e un futuro al figlio. Ma non tutto è come sembra, a differenza dell’originale, come si scoprirà alla fine.
Vostro onore – La recensione. Ottime interpretazioni, buon ritmo e mistero
Lo show gioca tutte le sue carte coi due protagonisti: Stefano Accorsi, nei panni del giudice Pagani, dà una delle sue migliori interpretazioni, restituendo tutte le sfaccettature della personalità di un uomo che, contravvenendo ai suoi valori, ha dovuto scegliere l’illegalità pur di proteggere il figlio. Inevitabile mettersi nei suoi panni facendo il tifo per lui, così com’era successo con la versione americana con Bryan Cranston (BREAKING BAD), ponendosi la domanda: farei lo stesso al posto suo? Bravo anche il giovane Matteo Oscar Giuggioli: la sua è una prova attoriale che ha superato brillantemente.
Il regista Alessandro Casale è riuscito a dosare ritmo, mistero e quella drammaticità che il pubblico generalista della Rai si aspetta da una serie come questa. C’è tensione quasi in ogni scena, si empatizza coi personaggi (grazie all’ottima scelta del cast) e il ritmo si fa sostenuto anche nell’ultimo episodio, quando l’azione è finita ma sono le scelte dei protagonisti a dominare la scena facendo la differenza.
Voto: 3 su 5
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