Per asportare la massa che lo opprimeva provocandogli difficoltà alla respirazione e alla deglutizione, i chirurghi avrebbero dovuto procedere oltre ad una estesa cervicotomia, quindi l’incisione alla base del collo, a una sternotomia, l’apertura dello sterno e una toracotomia, l’apertura della parete toracica con una incisione di circa 20 centimetri.
Il paziente se l’è cavata con un intervento mini invasivo, con una sola settimana di degenza.
L’uomo era arrivato al San Gerardo con un voluminoso gozzo multi nodulare con notevole ingrossamento della tiroide che occupava tutta la regione anteriore, laterale e superiore del collo e con un ulteriore affondamento di oltre 15 centimetri nel torace.
Il gozzo aveva compresso l’esofago e la trachea fino a dislocarla, affondando nel mediastino posteriore, il compartimento anatomico del torace delimitato posteriormente dalle vertebre toraciche e anteriormente dalle superficie del pericardio parietale che riveste la base del cuore, a contatto con la cava fino ad arrivare alla vena azygos, un grosso vaso situato nella cavità toracica.
Ad un quadro già di per sé difficoltoso si è aggiunta l’asportazione completa della tiroide per ipertiroidismo e la rimozione di una neoformazione dell’epiglottide.
A causa del gozzo però e della sua posizione affondata nel torace, sono emersi non pochi problemi chirurgici da risolvere. Se in genere per asportare la massa sarebbe stato necessario aprire lo sterno, una procedura che normalmente permette l’estrazione in sicurezza dei gozzi con il controllo dei vasi mediastici, in questo caso non sarebbe stato sufficiente perché lo struma tiroideo si era sviluppato nella parte posteriore del mediastino, lo spazio mediano della cavità toracica, che è compreso tra i due polmoni.
La sola stereotomia di conseguenza non era una via praticabile.
La decisione è stata quindi quella di eseguire una mobilizzazione della parte del gozzo affondata nel mediastino posteriore per via toracoscopica, una tecnica chirurgica mini-invasiva in modo da isolare la massa dalle strutture vascolari del torace in sicurezza prima della sua asportazione.
È bastata quindi una piccola incisione toracica di 3 cm, senza divaricazione costale, con l’ausilio di strumenti dedicati e di una telecamera con monitor ad alta definizione e una ministernotomia.
Una tecnica che ha portato al paziente notevoli vantaggi: riduzione del dolore e delle giornate di degenza, accelerato recupero respiratorio e recupero generale dall’intervento e riduzione del danno estetico.
L’intervento è stato eseguito da una équipe multidisciplinare composta dal dott. Giovanni Colombo, dal dott. Claudio Marradi e dalla dott.ssa Elisa Bolzonaro della Chirurgia I^ (Direttore prof. Marco Braga) per la parte cervicale dell’intervento; dal dott. Marco Scarci, Direttore della Chirurgia Toracica insieme al dott. Costa Angeli per la mobilizzazione toracoscopica, dai cardiochirurghi dott. Stefano D’Alessandro e dott. Francesco Formica per la sternotomia e la mobilizzazione della parte mediastinica anteriore della massa e infine dal dott. Giuseppe Mingoia (Direttore prof. Werner J.D. Garavello) per la neoformazione epiglottica e dott.ssa Scanziani Monica anestesista.
Al termine del complesso intervento, durato 6 ore, il paziente è stato trasferito in Terapia intensiva come già programmato per la prima notte, il giorno dopo portato in reparto e dimesso in settima giornata.
“Si è trattato di un intervento unico per la ASST di Monza – sottolinea il Direttore Generale Matteo Stocco – eseguibile, per la complessità del caso, solamente in pochissimi centri in Italia che abbiano, oltre ai chirurghi dedicati a questo tipo di chirurgia, Servizi di Chirurgia Toracica Mininvasiva, Cardiochirurgia, Terapia Intensiva Cardiochirurgica e Otorinolaringoiatria come al San Gerardo”.
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