L’aumento dei contagi a causa di Omicron, le grandi difficoltà nel tracciamento dei casi, le Asl che sembrano non avere più in mano il controllo della situazione e le farmacie prese d’assalto alla ricerca dei tamponi. Il 2022 non è certo iniziato nel migliore dei modi ed è in questo contesto che le Regioni vogliono chiedere al governo la modifica di alcune misure. L’obiettivo dichiarato è quello di semplificare il percorso di chi è positivo al Covid ma è asintomatico, così da allentare la pressione che grava sul comparto sanità.
Oggi, le persone che hanno contratto il Covid ma che non mostrano sintomi sono circa il 70%, di gran lunga la maggioranza. Per questo le Regioni chiedono di non considerarli più all’interno dei conteggi giornalieri. Si tratta quindi di rivedere la definizione di caso Covid, distinguere cioè tra chi sviluppa la malattia e chi no. Questo comporterebbe anche una rivisitazione delle quarantene: ad essere preso come modello sono gli Stati Uniti, dove un positivo asintomatico che ha fatto le tre dosi di vaccino è libero di uscire di casa dopo 7 giorni.
Stando sempre alle richieste mosse dalle Regioni, anche quei pazienti che vengono ricoverati in ospedale per un’altra patologia e che scoprono grazie ai controlli dei reparti di essere positivi non dovrebbero essere conteggiati nei bollettini. Inoltre queste persone non andrebbero ricoverate nei letti destinati agli infettivi. In questo modo i dati di occupazione dei letti sarebbero più bassi di circa un terzo.
Della stessa linea di pensiero è anche il Sottosegretario alla Salute Andrea Costa che, in un’intervista rilasciata a La Stampa ha detto che i bollettini quotidiani “stanno alimentando un clima di paura ingiustificato. Dobbiamo sforzarci di lanciare dei messaggi propositivi e positivi, consapevoli che il dato legato a chi si è contagiato è ormai fine a se stesso. Quello che dobbiamo valutare con grande attenzione non sono i nuovi positivi, ma le occupazioni dei posti letto negli ospedali. Se ribaltiamo la comunicazione in questi termini, sensibilizziamo davvero chi ancora non si è voluto immunizzare, altrimenti veicoliamo il messaggio opposto e creiamo, senza ragione, sfiducia nei vaccini“.
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