Il party in piscina per sole donne a Limbiate? “Una strumentalizzazione politica” commenta Fatima Zahraa Barakate, cittadina italiana di origini marocchine, madre di cinque figli che abita a Limbiate. Fatima si è laureata lo scorso anno all’Università Cattolica di Milano in Scienze del Servizio Sociale e attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Lavoro sociale e coordinamento dei servizi di immigrazione, povertà e non-autosufficienti.
Festa in piscina a Limbiate per sole donne musulmane (e non): la Lega lancia la polemica
A lei abbiamo chiesto il suo parere sulla questione come donna musulmana, ma anche come cittadina italiana e madre di una ragazza universitaria. “Mi chiedo quando l’Italia inizierà a pensare alle seconde generazioni dei ragazzi nati in Italia da genitori stranieri. Per loro è difficile trovare un equilibrio tra la loro cultura d’origine e quella italiana. Ero stata invitata a quel party, ma non sarei andata perché ho una sessione di esami e sto studiando in questo periodo. Mi spiace però che sia stata tolta la possibilità a tante donne di trascorrere una giornata diversa, divertente. Se le si vuole fare uscire dalla loro chiusura perché togliere loro questo momento di gioia? Credo che la questione sia stata strumentalizzata politicamente e mi dispiace molto. Era una festa privata, in un luogo privato e mi piacerebbe mi si mostrasse una legge che vieta un simile evento: non ce ne sono”.
Fatima, laureata all’Università Cattolica, vive da anni in Italia: “Bisogna pensare alle seconde generazioni”
La polemica aveva soprattutto sottolineato il divieto imposto dagli organizzatori di registrare e scattare fotografie durante la giornata. “Quando mi sono laureata le mie amiche mi hanno organizzato una grande festa con 150 donne e in quell’occasione abbiamo chiesto a tutte di non fare foto e non riprendere. Oggi sono in tanti, anche tra gli italiani, coloro che preferiscono non apparire sui social dove un’immagine se pubblicata resterà per sempre in rete. Per una donna la sua intimità è importante e non si può rischiare di essere immortalate in un momento tanto privato in un’immagine che oggi rischierebbe di girare con facilità. Ci sono donne musulmane che si mostrano in bikini così come donne italiane, ma altre che non lo fanno e devono avere la libertà di scegliere cosa fare del proprio corpo”.
Fatima oggi gestisce una pagina Facebook e un gruppo di oltre 41 mila iscritti chiamato Grande Casa che in arabo significa “casa che accoglie”. Si tratta di un gruppo di mutuo aiuto che dà supporto a famiglie che vivono in diverse città italiane. Lei continua a studiare all’Università Cattolica di Brescia e il suo sogno è quello di riuscire ad avere una società realmente accogliente per non rischiare un giorno di ritrovarsi in contesti di disagio come quelli che in questi giorni ci mostra la Francia.
All’Università Cattolica con il velo islamico: “Bisogna lavorare per l’inclusione”
“Ringrazio l’Università Cattolica di Milano che mi ha permesso di seguire i suoi corsi anche con il velo che io voglio portare. L’Italia per fortuna è diversa dalla Francia, lo vediamo anche in queste cose, ma bisogna lavorare per una reale inclusione che passi anche da mediazioni e momenti come questi. Studiando in università ho conosciuto un ambiente nuovo e ora quando mia figlia mi chiede di andare fuori con gli amici dopo le lezioni sono più tranquilla e glielo permetto perché conosco quell’ambiente. Dare la possibilità di conoscere questi spazi aiuterebbe molto l’inclusione per tanti ragazzi di seconda generazione”.
Solo qualche mese fa, per la chiusura del Ramadan a Limbiate è stato affittato dal Comune il centro sportivo ad un gruppo di pakistani musulmani. In quell’occasione l’accesso non era consentito alle donne, eppure nessuno ha obiettato nulla.
Daniela Salerno
Clicca qui per la nostra edicola digitale
Per restare sempre aggiornato con le nostre notizie,
puoi iscriverti gratuitamente al nostro Canale Telegram
oppure per i nuovi video pubblicati puoi iscriverti al nostro Canale Youtube