“La collina del disonore lombardo”: così il “Corriere della Sera” definiva la cava Porro-Castelli di Gerenzano, divenuta la discarica più grande d'Italia con una tale velocità che solo i grandi guadagni garantiscono. Era il 1964 quando il primo camion, proveniente da Milano, scaricò lì il primo carico di rifiuti; di tempo ne è passato, certo, ma nessuno ha dimenticato.
Si spiega così il successo della serata “Per non dimenticare. Cinquanta anni di discarica a Gerenzano dal 1962 ad oggi”, organizzata da Pier Angelo Gianni e tenutasi all'auditorium Giuseppe Verdi. “Sotto un manto verde rassicurante – ha evidenziato Gianni – giacciono ancora 11 milioni di metri cubi di rifiuti. Una massa enorme, composta da spazzatura di ogni genere: urbani, industriali e speciali. Poggiano ancora sul fondo ghiaioso, senza gli strati impermeabili necessari a proteggere la falda, come prevedono le norme oggi in vigore, e producono percolato (liquido altamente inquinante) e biogas. È necessario creare sensibilità sulla questione, perché non finisca nel dimenticatoio”. Al momento del dibattito l'atmosfera si è fatta carica: molti gli interventi, accesi gli animi. “Si parla tanto della Terra dei Fuochi, di Napoli, ma la situazione, qui, non è certo migliore – ha commentato un cittadino – Non c'è tempo per rimandare, urge un intervento immediato: siamo di fronte a una vera e propria bomba ecologica. Il Comune deve attivarsi concretamente, non può subire la situazione”. La proposta emersa è di collaborare con altre realtà del territorio, quali ad esempio il Politecnico: sono infatti necessari studi approfonditi, per poi disinquinare. “Verso la fine dell'anno, dati alla mano, sapremo con certezza l'incidenza delle discariche sul nostro territorio”, ha promesso il vice sindaco Pierangelo Borghi.
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