AGGIORNAMENTO: Le prime intercettazioni con il profilo dei due arrestati
I carabinieri del nucleo investigativo di Varese e la Guardia di Finanza di Saronno hanno arrestato questa mattina è dirigente dell’area logistica e dei presidi medici della farmacia ospedaliera dell’ospedale di Saronno e il titolare di un’azienda di presidi medici.
La dottoressa 59enne responsabile della farmacia dell’ospedale è accusata di avere sottratto i dispositivi per intubare pazienti in rianimazione rifornire il titolare della ditta specializzata, 49enne di Barlassina, che li rivendeva.
Tutto questo avveniva anche durante l’emergenza coronavirus, quando l’ospedale di Saronno è stato trasformato in un ospedale Covid, con la presenza di pazienti intubati e in terapia intensiva provenienti da diverse province della Lombardia.
L’indagine, attiva da diverse settimane, si è conclusa questa mattina, quando gli uomini dell’Arma e delle Fiamme gialle hanno eseguito gli arresti dei due soggetti.
Tutto è partito dalla segnalazione dell’Asst Valle Olona, di cui fa parte l’ospedale di Saronno, che aveva notato una serie di ordinativi anomali partiti dalla farmacia ospedaliera di Saronno.
A quel punto le forze dell’ordine hanno messo in campo diversi strumenti investigativi che hanno portato alla conferma che la dottoressa acquistava presidi medici facendoli apparire come ordini effettuati nell’interesse e per conto dell’ospedale. Addebitandone quindi i costi all’ente pubblico.
QUI IL VIDEO CHE DOCUMENTA L’ATTIVITA’ ILLECITA
Il materiale acquistato in eccesso, in particolare lame e batterie per laringoscopio, veniva poi consegnato in cartoni anonimi all’imprenditore complice della dottoressa, il quale poi lo rivendeva ad altri clienti con regolare fattura, reimmettendoli quindi in modo “legale” sul mercato.
Il Gip ha deciso l’arresto per la spregiudicatezza dei due arrestati
Ad entrambi è contestato il reato di peculato in concorso. L’uomo dovrà rispondere anche di autoriciclaggio. Il gip ha deciso di mandare dietro le sbarre i due non solo in considerazione nel perseverare delle condotte criminose durante il periodo dell’emergenza sanitaria, ma anche della spregiudicatezza degli arrestati.
Da quanto accertato dagli inquirenti, sembrerebbe infatti che lame e batterie per laringoscopio non venissero deliberatamente consegnate ai reparti di anestesia e rianimazione che ne avevano necessità, per essere invece restituite al titolare dell’azienda fornitrice che le rivendeva procurandosi indebiti profitti da spartire con la complice.
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