di Stefano Di Maria
La serialità della Polonia continua a imporsi sul mercato internazionale grazie al colosso dello streaming Netflix, che sta puntando sempre più risorse e mezzi in questo Paese dalle grandi capacità e potenzialità produttive. Basta considerare i sempre più numerosi titoli usciti negli ultimi anni, fra i quali spicca la trilogia PANTANO, conclusasi di recente col rilascio della terza stagione.
L’ultimo uscito dal mondo seriale polacco è DETECTIVE FORST (in originale FORST), un avvincente crime, thriller e mistery purtroppo passato sotto silenzio, ma che merita senza dubbio la visione.
DETECTIVE FORST – La trama
Dopo essere stato sospeso dalla centrale di polizia di Cracovia a causa di metodi investigativi poco ortodossi, il detective Wictor Forst unisce le forze con una giornalista per risolvere al di fuori della legge alcuni omicidi che stanno scuotendo una cittadina polacca.
Si tratta di crimini cruenti, che seguono un preciso rituale dietro cui si nasconde un significato che è la chiave per arrivare alla soluzione del mistero.
DETECTIVE FORST – La recensione
Grazie alla sua interpretazione in questa serie, il protagonista Borys Szyc si dimostra uno dei migliori attori polacchi sulla scena, capace di tenere sulle sue spalle tutti i sei episodi. Non era cosa semplice imprimere al personaggio di Wictor Frost una sua personalità, avendo visto e rivisto storie di delitti risolti da controversi detective con un passato discutibile: il rischio di emulare mille altri investigatori tormentati, con alle spalle storie difficili, c’era tutto. Grazie alle sue doti recitative e a un lavoro di scrittura e regia palpabile in ogni scena, il Wictor di Borys Sxyc risulta a modo suo originale, credibile e convincente. Non sono da meno i personaggi di contorno, soprattutto Aleksandra Grabowska nei panni della giornalista Agata, ciascuno con un proprio ruolo determinante ai fini della soluzione del caso.
Importante, in DETECTIVE FORST, è l’ambientazione nei luoghi più impervi e freddi della Polonia, sapientemente cristallizzati da una fotografia che sembra voler imprimere nello spettatore quel senso di gelo e paura che vivono gli stessi personaggi. Per certi versi questa è anche una serie horror, che a tratti richiama la prima stagione di TRUE DETECTIVE (anche se non raggiunge certo quel livello): come nel capolavoro di Nik Pizzolatto, l’assassino segue un rituale molto particolare, disponendo i cadaveri in una modalità che per il detective e la giornalista al suo fianco si riveleranno un pericoloso rompicapo. C’è un altro richiamo: il club privé che si vede a metà stagione ricorda quello del famoso film EYES WIDE SHUT di Stanley Kubrick.
Il ritmo è in parte compassato, in parte adrenalinico, talvolta riflessivo. Il giusto mix per tenere incollati alla poltrona “aiutando” il detective a risolvere il macchinoso giallo.
GIUDIZIO: 3 su 5
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