di Stefano Di Maria
Attingendo a piene mani da 24 e HOMELAND (che ricorda fin dalla sigla di apertura), LA RAGAZZA DI OSLO non ha le stesse pretese qualitative ma tiene incollati allo schermo in un binge watching agevolato anche dalla brevità degli episodi di una mezz’ora circa.
E’ la nuova serie targata Netflix e Hot (casa di produzione israeliana), uscita questa settimana sulla piattaforma streaming col rischio di perdersi in un catalogo ormai sterminato. Sarebbe un peccato, perché questo prodotto norvegese avrebbe tutte le carte in regola per finire nella top ten. E’ la storia di una ragazza di Oslo, Pia, che durante un’escursione nel deserto del Sinai viene rapita dall’Isis insieme con due amici israeliani. Ha così inizio una lotta contro il tempo per salvarli, che vede in prima linea non solo un ministro d’Israele (che finirà con l’avere un ruolo chiave) ma anche i genitori di Pia, disposti a tutto per riportare a casa la figlia sana e salva. La tensione sale sempre più e il ritmo si fa avvincente, cadenzato da colpi di scena, momenti adrenalinici e drammatici. Fino al commovente epilogo che apre le porte a una seconda stagione.
LA RAGAZZA DI OSLO (si sarebbe potuto fare di meglio nella scelta del titolo italiano) ha per protagoniste le donne. La madre di Pia, interpretata splendidamente da Anneke von der Lippe, è affranta, spaventata dalla possibile morte della figlia, ma non rinuncerà mai a combattere per lei. C’è poi la madre di uno dei rapitori, interpretata da Raida Adon, altrettanto determinata nell’usare le sue conoscenze per far liberare gli ostaggi. Entrambe, con forza e coraggio estremo, sono pronte a sfidare anche i terroristi armati. A compensare i difetti di scrittura (a un certo punto si rischia di confondersi su chi stia facendo cosa) è la fotografia, che cristallizza non solo Oslo ma – come fosse un documentario – i paesaggi desertici dell’Egitto, le città e le periferie israeliane e della striscia di Gaza.
Di serie che hanno trattato meglio il tema del terrorismo islamico ce ne sono, ma forse LA RAGAZZA DI OSLO non aveva la pretesa di eguagliarle: se a modo loro gli autori Kyrre Holm Johannessen e Ronit Weiss-Berkowitz volevano solo raccontare una storia avvincente, a nostro giudizio lo hanno fatto bene, complici le location e un buon cast.
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