di Stefano Di Maria
MAID, imperdibile serie targata Netflix uscita all’inizio di ottobre, non è solo una storia di abusi psicologici sulle donne ma molto di più: è una storia di coraggio, sul valore dei soldi e sulla fatica nel guadagnarli, di sfruttamento e riscatto, ma anche di solidarietà femminile. Temi importanti, che stimolano una riflessione sul rapporto di coppia, sulle dipendenze e su un sistema economico che spreme all’inverosimile – lavorativamente parlando – chi dovrebbe essere assistito o aiutato in modo diverso: perché la schiavitù esiste ancora, sotto altre forme ma è altrettanto crudele.
Tutto questo è MAID, miniserie di dieci episodi ispirata alle memorie di Stephanie Land “Domestica: lavoro duro, paga bassa e la voglia di sopravvivere di una Madre”. Creata da Molly Smith Metzler, è la biografia di una ragazza di 25 anni, Alex, cresciuta nella periferia americana, che vive in un camper col compagno e la figlia piccola. Lui è alcolista e diventa violento, abusando di lei non fisicamente ma emotivamente. Quando la misura è colma, Alex lo lascia, chiede aiuto a una casa rifugio per donne maltrattate e per mantenersi comincia a fare le pulizie per conto di un’agenzia. Fra alti e bassi, cercherà di realizzare il suo sogno: frequentare un college dove studiare scrittura e diventare scrittrice. Intanto annota su un quaderno tutto ciò che vede e sente nelle case dove fa la domestica, mettendo in luce la miseria umana delle famiglie per cui lavora.
L’interpretazione della protagonista, Margaret Qalley, è mirabile. I suoi occhioni sgranati dominano quasi ogni scena, esprimendo i suoi stati d’animo in maniera così netta che parlano più delle parole. I suoi silenzi sono carichi di significato, soprattutto nelle scene in cui la vediamo sprofondare simbolicamente nel divano e poi in un pozzo profondo, dove si rifugia nei momenti di disperazione. Bellissimo il rapporto con la figlia, che malgrado venga sballottata da una casa all’altra è talmente ricoperta d’amore che non sembra traumatizzata. Non poteva che confermare la sua bravura Andie MacDowell: vera madre di Margaret Qalley, qui interpreta proprio la madre pazzoide di Alex, un’artista geniale che soffre di turbe bipolari. A impersonare Sean, il compagno di Alex, è Nick Robinson: apprezzato in A TEACHER, UNA STORIA SBAGLIATA, in MAID è più maturo, credibile nel ruolo di un giovane uomo che non riesce a liberarsi dall’alcool. Il suo sarà un percorso verso l’autoconsapevolezza, che lo porterà a un epilogo inaspettato.
Di MAID, al di là delle vicende personali di Alex che sono molto più comuni di quanto si pensi, resta impresso ciò che le dicono nel centro rifugio quando inizia la sua battaglia legale per ottenere la custodia della figlia: l’abuso emotivo, a differenza della violenza domestica, è difficile da provare. Quando i traumi sono psicologici e non fisici, tutto si complica, finendo col ritrovarsi doppiamente vittime.
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