Poche ma buone. Si sta distinguendo notevolmente Sky nel panorama seriale: pochissime le serie prodotte o distribuite, a differenza di grossi network come Netflix, ma la qualità è indiscussa e decisamente di livello elevato.
Tra queste non può che brillare la nuovissima MOTHERFATHERSON, miniserie britannica creata da Tom Rob Smith, che ha portato sul piccolo schermo niente meno che Richard Gere. Disponibile su NowTv, in otto episodi di quasi un’ora, dopo la messa in onda su Sky Atlantic, è la storia della famiglia Finch, il cui capostipite Max è proprietario di un colosso editoriale. Tornato a Londra dove lavora il figlio Caden, a capo del National Reporter, la tensione fra i due esplode coinvolgendo anche l’ex moglie Kathryn. Vecchi rancori e segreti tornano alla luce minacciando di travolgere un triangolo familiare la cui facciata pubblica si sgretolerà poco a poco.
Quasi emulando SUCCESSION, serie che è ormai una pietra miliare, la trama potrebbe sembrare scontata, ma MOTHERFATHERSON si distingue perché tratta molti temi: dalla politica populista (rappresentata da una leader che mette in discussione la democrazia) agli appoggi dell’informazione in cambio di un tornaconto, alla povertà delle classi sociali facilmente manipolabili.
A caratterizzare la serie è un montaggio vivace, con scene che non durano mai più del necessario e stacchi che tengono sempre alta l’attenzione dello spettatore, senza mai annoiare. Certo il merito all’interpretazione è dei tre protagonisti: Richard Gere veste i panni di un uomo senza scrupoli, che reitera inconsapevolmente il ruolo di suo padre, che non gli aveva mai dato affetto e sul lavoro era spregiudicato. Caden è mirabilmente interpretato da Billy Howle: un attore capace di trasmettere la sofferenza di un figlio che non si sente né amato né all’altezza del genitore, al punto da rifugiarsi nell’alcol e nelle droghe. Vorremmo dire di più sulla sua bravura, ma ci fermiamo qui per non spoilerare: sappiate però che sarà protagonista di sequenze commoventi e strazianti, degne del grande schermo, che ne mettono in risalto le indiscusse capacità attoriali. Non è da meno la splendida Helen McCrory, che impersona la madre, profondamente legata al figlio: una donna sola, che cerca rifugio fra le braccia di un senzatetto, sempre presente quando Caden ha bisogno di lei. Per tutti loro arriverà la resa dei conti, con un finale che lascia sperare nella seconda stagione.
MOTHERFUTHERSON è a tratti disturbante (ci sono scene come quelle del figlio adulto aggrappato al seno materno o di un’operazione al cervello che al confronto fa impallidire GREY’S ANATOMY), quasi gli autori volessero mettere alla prova lo spettatore. Ma è una serie di quelle che non si dimenticano: sia per i temi trattati, di grande attualità, sia per l’introspezione psicologica dei personaggi e il coinvolgimento emotivo, frutto di una recitazione e di una scrittura di grande impatto.
Le puntate non sono brevi, ma il bingewatching è dietro l’angolo.